Deindustrializzazione siderurgica un commissario forte per evitarla
Deindustrializzazione siderurgica
Commentando un articolo di Marco Torricelli (giornalista sempre attento ai problemi del mondo del lavoro) sul mancato invito dei sindacati dell’Ast nei colloqui tra board e MISE sui destini dell’AST ho scritto una breve frase, che non nasconde una punta di sana ma rispettosa polemica:
“Si chiedano anche il perché“.
Risposta a cui ha replicato prontamente il segretario generale della Cgil di Terni Attilio Romanelli:“il perchè ci è chiaro, non siamo d’accordo come scritto nel comunicato della Fiom-CGIL, invece di cercare sempre negli altri le responsabilità sarebbe utile dire cosa si pensa in proposito“.
A seguire la mia posizione, non solo sulla polemica che ritengo secondaria rispetto alla sostanza della questione della Deindustrializzazione siderurgica …
“Molto crudamente, se il sindacato ripete sempre lo stesso ritornello ‘ci pensi il governo’ (Berlusc”oni o Renzi che sia il premier) mi pare quasi naturale che il governo quando ci pensa, tratti così il sindacato. Ma quello che mi preme, ed è la mia posizione da parecchio tempo, non è tanto questa polemica a cui, fossi il sindacato manco farei, ricordando al mise quanto sapeva il precedente ministro sviluppo economico (ora europarlamentare) dell’ultimo acquisto di Ast da parte dell’ast (cosa che ho ricordato a Sacconi nella sua ultima venuta a Terni vedi il min. 17 del filmato ).
Chiederei invece con forza al governo la nomina di un commissario straordinario del governo italiano per la difesa della siderurgia italiana in Europa con pieni poteri come fosse un viceministro. Stiamo vivendo un periodo di degermanizzazione nella conca e di deindustrializzazione siderurgica nel paese che potrebbe essere irreversibile.
Il governi Renzi deve essere sollecitato ad opporsi con forza, specie in questo semestre europeo in cui avrà un po’ di visibilità in più. Eviterei scioperi inutili e snobberei il mise e chiederei ai vostri referenti nazionali, la Camusso in primis, di sposare questa richiesta, prima che si compia un atto irreversibile ( la chiusura dell’area a caldo, di sdf o la vendita del solo tubificio o Ba2 o simili) che chiuda negativamente un ventennio sciaguratamente iniziato con la privatizzazione dell’Iri (con il plauso di qualcuno di una certa parte politica), la chiusura della Titania (2001 non 2014 ancora qualcuno parla di Titania), il magnetico (2004) e il limbo del finto passaggio ad Aperam il cui prezzo qualcuno dovrà pagare e speriamo che non ce la facciano pagare a noi con sacrifici inaccettabili di posti di lavoro.
Tutto ciò, credimi Attilio, senza una punta di polemica, ma con il vivo desiderio che si cominci a cambiare tutti, sindacati, forze politiche locali e nazionali, prima che accada l’irreparabile. Purtroppo lo sciopero serve a poco, serve invece una linea comune di tutta la città multipartisan (compresi i 5s di Grillo non ho pregiudizi per nessuno) per salvare non solo la Terni ma l’acciaio italiano.”
Claudio Pace Blogger Terni 31 Maggio 2014 su Deindustrializzazione siderurgica
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