Giuseppe Nazzaro Beati i facitori di pace perché figli di Dio saranno chiamati
Giuseppe Nazzaro
Il tolle e lege è un espressione legata ad un santo, Sant’Agostino, che con la sua vita e le sue opere ha influenzato non soltanto la storia della chiesa, ma tutta la filosofia e il modo di pensare dell’Occidente.
Ricercatore della verità, venuto a contatto con la predicazione del vescovo di Milano Ambrogio, sente, quasi fosse una cantilena di bambini o una voce interiore che lo invita a prendere il libro e leggere, e lo fa veramente e prende, il libro per eccellenza, la Bibbia, e trova una sentenza della lettera ai Romani (8,13-14) che gli cambierà la vita:
“Non in comesationibus et ebrietatibus non in cubilibus et inpudicitiis non in contentione et aemulatione sed induite Dominum Iesum Christum et carnis curam ne feceritis in desideriis”.
E di li che comincia il suo cammino di fede, il suo ministero che lo porterà ad essere un vescovo zelante, a scrivere una regola e numerose opere …
Papa Francesco, invita ad usare lo stesso metodo con il Vangelo, che spesso consiglia di aprire e leggere per mettersi in ascolto della Parola di Gesù,ma a me proprio l’altro ieri è capitato qualcosa di simile a quanto suggerito da questa metodologia.
Sulla buca delle lettere mi è arrivata un numero della rivista dei francescani di Terra Santa che all’inizio avevo scambiato per pubblicità, e presa per cestinarla.
Poi accortomi invece di che cosa si trattava ho voluto sfogliarla, leggendo qualche articolo per capire anche la drammaticità della situazione medio orientale da chi nei luoghi delle radici cristiane ci vive da secoli.
A pagina ventidue, ho trovato in evidenza un articolo sulla recente scomparsa di Monsignor Giuseppe Nazzaro, che ho letto con grande attenzione perché questo frate ho avuto la fortuna di incontrarlo nel Luglio del 1993, durante un pellegrinaggio che ho fatto insieme a tutti i miei familiari.
Nel Luglio del 1993 infatti in quindici giorni, ospiti del Casa Nova di Gerusalemme e in quello di Nazaret, la Terra Santa l’abbiamo girata in lungo e in largo.
E le domeniche la Messa l’abbiamo ‘vissuta’ dentro il Santo Sepolcro, nella cappella di Santa Maria Maddalena in una occasione celebrata in lingua spagnola da un vescovo che vedendo i nostri bambini italiani, presenza assai insolita in quel santuario, ha fatto una lunga e pacata riflessione, interrotta da un lungo silenzio durante il quale si sentivano in lontananza i canti dei cori armeni e ortodossi dentro il santuario.
I francescani, che abbiamo incontrato ovunque andavamo (Gerusalemme, Betlemme, Nazaret, Tabor, etc.) ci hanno invitato di andare a salutare il custode e per farlo di parlare con il suo segretario per prendere un appuntamento.
Uno degli ultimi giorni, seguendo il loro suggerimento, ho bussato proprio alla custodia e convinto di parlare con il segretario al citofono dove avevo suonato il campanello, ho ricevuto la risposta direttamente dal custode che ci ha fatto salire subito e che apparve assai sorpreso di vedere una intera famiglia italiana, padre, madre e tre bambini di 6, 8 e 10 anni andare in giro da sola per i santuari di quella terra.
Al custode, mons. Giuseppe Nazzaro appunto, ho espresso la gioia di quella messa domenicale e di sentire nel Santo Sepolcro, le voci di tanti cristiani, che pur divisi da secoli, almeno la domenica erano tutti nello stesso luogo a dar lode al Signore, “è il luogo ecumenico ante litteram’ in cui da migliaia di anni i cristiani sono uniti in preghiera e forse non se ne rendono conto” gli dissi con disarmante ingenuità. E in effetti il pellegrino che sente chiasso nel Santo Sepolcro deve ricordarsi che anche Gesù lo sentì e che chiasso, quanti parole d’odio nei suoi confronti pronunciate da chi magari aveva osannato Gesù solo qualche giorno prima nel suo ingresso a Gerusalemme …
Il custode ha sorriso soddisfatto e si è sfogato, ringraziandomi e raccontandomi delle tante lamentele che riceve dai pellegrini che notano nel santo sepolcro il troppo chiasso che effettivamente c’è e tanti altri problemi, ignorando il fatto che il Santo Sepolcro non dipende dal Custode se non in una parte che ha in affidamento e che la proprietà è di una famiglia musulmana e che non sempre i rapporti tra i cristiani delle diverse confessioni sono idilliaci (tredici confessioni diverse nel santo sepolcro e diciassette in Terra Santa).
Poi prima di congedarci ci ha voluto fare dono di una medaglia dedicata a San Pietro e al papa, adesso santo, Giovanni Paolo Secondo, coniata come memoriale dell’inaugurazione del santuario di Cafarnao nel 1990, un segno tangibile del privilegio di essere stati in Terra Santa e di essere stati ricevuti dal suo Custode, che è stato per me uno dei tanti santi che il Signore mi ha fatto incontrare qui sulla Terra e che spero un giorno di poter incontrare in cielo.
È stato proprio un ‘tolle e lege’ quello che è avvenuto con questa rivista, e mi ha fatto davvero piacere avere notizie della nascita al cielo di questo frate, della sua opera in Terra Santa, che come sappiamo non cessa con la morte, anzi dal cielo sarà ancor di più una ‘vedova inopportuna’ nel chiedere pace per i luoghi in cui ha vissuto la sua vita, luoghi in cui il male pare davvero essersi scatenato con tutto il suo furore, specie sulle donne e sui bambini … cristiani, yazzidi, sciti e sunniti.
Claudio Pace Terni 20/12/2015 su Giuseppe Nazzaro
Una delle ultime interviste rilasciate da Mons. Giuseppe Nazzaro che, come vescovo emerito di Aleppo, la città martire dell’Isis e dei suoi complici, dice delle cose molte importanti per far capire la situazione politica e antropologica del Medio Oriente e i numerosi errori che ha fatto e fa l’Occidente in Medio Oriente
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