Napoli papale l’orma di Papa Francesco nella storia della città
Napoli papale
La visita di Papa Francesco a Napoli è stato qualcosa di particolare, che non sarà facilmente dimenticato, l’incontro tra un pontefice alla perenne ricerca di Cristo nei poveri, negli emarginati, nelle periferie e … nella gioia, e una cultura che affronta la vita con una filosofia di vita un po’ ironica, un po’ sarcastica, ma esplosiva, giammai tiepida che ben si adatta all’annuncio cristiano che è un annuncio di Gioia.
Bella la scena di una ragazza che in diretta tv animava l’attesa della folla sul lungomare e che all’arrivo del papa, la invita ad acclamare ‘viva papa Bergoglio, e il papa che contrariato ma gentile declina. E allora la ragazza prosegue ‘viva Papa Francesco’ e il papa insiste, ‘no, no, viva la gioia’ e spiega come e a Cristo e alla gioia del risorto che bisogna riferirsi non al papa, e allora la ragazza subito ‘evviva la gioia …’ forse non aveva ben capito il gesto di umiltà del papa, ma lo ha recepito prontamente, va bene l’entusiasmo ma per la gioia che da il Cristo non per il papa.
Credo che Papa Francesco sia molto più forte a resistere alla tentazione del culto della personalità, connessa al ruolo che svolge, di quello che credono alcuni, a mio avviso, ingiustamente e pretestuosamente.
Papa Francesco in una Napoli papale, almeno per un giorno, ha fatto molto di più, che respingere il culto della personalità, ha messo da parte i suoi gusti, la sua personalità, i suoi modi di pensare per affrontare con rispetto una cultura che staripa affetto, che vive a modo suo la dimensione del mistero, vedi lo scioglimento del sangue di San Gennaro, fenomeno che non dice nulla in più ne in meno alle parole del Vangelo ma che fa parte ormai della storia e della cultura della fede della chiesa napoletana.
Il non pregare davanti ad esso sarebbe stato considerato un gesto snob e Papa Francesco che rompe spesso e volentieri gli schemi, in questo caso non li ha rotti, facendo prevalere la carità alla sua sensibilità per una Napoli papale un papa se non napoletano aperto al cuore dei napoletani.
Il gesto delle suore poi che lo hanno inondato di attenzioni e di doni, ha davvero commosso il mondo, altro che represse, bigotte che rinunciano ai piaceri della vita per rinchiudersi in una cella, sono persone che sanno amare, in un modo che i perbenisti con la puzza sotto il naso non sanno capire, ma chi ama, chi respira l’aria del sud, della cultura meridionale, capisce i gesti, quello delle suore, quello del papa e anche quello del cardinale che sul fuori programma è capace pure di scherzarci su con simpatica ironia.
Ma papa Francesco nella Napoli papale ha anche dimostrato di essere il papa della verità, di difendere la famiglia contro l’ideologia del gender, la famiglia è uomo, donna e figli è quella naturale, professarlo non è omofobia, ma vivere in coerenza i valori cristiani che l’Europa ha vissuto e vuole vivere ancora per molto nonostante gli attacchi interni ed esterni. Strano che la stampa diffondi largamente il pensiero del papa quando interpellato sugli omosessuali dice ‘Chi sono io per giudicare’ facendo capire cose che il papa non ha mai detto mentre delle sue ferme posizioni per la famiglia naturale solo qualche cenno.
Ma la cosa sicuramente più divertente e significativa stata quella del pizzaiolo intraprendente che è riuscito a consegnare al papa una pizza al volo. Si era lamentato il papa in un intervista in una tv messicana che non poteva più andare liberamente a mangiare una pizza con gli amici? Era giusto allora che nella Napoli papale ricevesse la pizza, quella vera, quella napoletana che magari avrebbe gustato volentieri rilassandosi un po’ in serata in una qualsiasi delle pizzerie di Napoli, sul lungomare ce ne sono di buonissime il sottoscritto c’è andato più volte anche con la famiglia e ancora le ricorda. Una pizza vera ma non verace (quella verace si mangia calda appena sfornata dal forno a legna non può raffreddare) simbolicamente gli è stata consegnata, un gesto che forse al papa ha aumentato la nostalgia dello stare insieme con gli amici più che consolarlo, ma che ha gradito per la spontaneità e la intraprendenza: La fede è intraprendente, non si ferma davanti alle difficoltà.
Molti non capiscono ma diventando papi, si perde tutto, si perde la privacy, la libertà di incontrare gli amici, di stare un po’ con loro a scambiare due parole e bere un caffè insieme, e l’amicizia per Bergoglio, i rapporti umani sono stati e sono tutta la sua vita.
Dice un proverbio ‘vedi Napoli e poi muori … ‘ esaltando la bellezza non solo monumentale, ma culturale della città, nel senso più ampio del termine cultura, calore della gente, filosofia di vita, etc. e forse si dice così per dire che fuori da Napoli non si vive lo stesso clima. Probabilmente a papa Bergoglio è successo la stessa cosa. La Napoli papale è finita in un giorno, è morta una giornata bella, allegra, piena di calore e affetto, ora continua la sua vita a Santa Marta, dove ha cercato di umanizzare, oso dire bergoglizzare il Vaticano.
A Santa Marta per sostenere il peso della cattedra petrina, con le preghiere dei napoletani, dei cristiani di tutto il mondo, delle suore di clausura, di malati, di bambini, di carismatici autentici, di tutta la chiesa universale, mentre arrivano notizie di morte e persecuzione di Cristiani da ogni dove, di divisione di Cristiani, di famiglie in crisi, di giovani senza lavoro, di scandali, etc. ma anche positive di bene che si comincia a fare, che si continua a fare con la Chiesa in ogni angolo della terra e che va fatto conoscere e difeso, diffuso con i suoi valori, in primo quello del perdono, della Misericordia. Come non si può volere bene a questo papa Francesco, come non si può pregare per lui e condividere il peso e la gioia di un Anno Santo che non ha proclamato per capriccio o per interessi personali ma per dare una scossa al mondo troppo sopito, troppo duro, troppo indifferente alla Misericordia di Dio?
Claudio Pace Blogger Terni 24 Marzo 2015 su Napoli papale
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