Pantelleria Island Come vivere sette giorni felici senza rimpiangere nulla
Pantelleria
Ho avuto il privilegio questa estate,
di passare una settimana (troppo poco direte voi ma intanto prendiamoci questa settimana)
a Pantelleria, che nonostante le mie radici siciliane, non avevo mai visitato,
perdendomi davvero tanto, ma come si dice:’meglio tardi che mai’.
Per la verità l’intenzione l’avevo avuta,
con un mio carissimo amico nel lontano 1981 avevamo preso un volo per Pantelleria,
che allora costava solo 18.000 Lire, un prezzo alla portata di noi giovani studenti universitari,
peccato che il forte vento impedì l’atterraggio e di quel viaggio non se ne fece più nulla.
Oggi con internet puoi avere tutte le informazioni che vuoi,
dai prezzi più bassi per raggiungerla in aereo o in nave anche in alta stagione,
alle bellezze naturali, ai ristoranti con il miglior cibo locale.
In rete c’è di tutto, filmati e immagini in quantità industriale, ma
vivere l’isola di Pantelleria è tutta una cosa diversa anche solo per una settimana.
Dalle immagini alla realtà
Certo chi ha la passione della vela o quella delle immersioni in mare aperto,
trova davvero un posto ideale, e d’altra parte fatta eccezione per il lago di Venere,
che si trova vicino all’aeroporto di Pantelleria,
non c’è traccia di spiaggia con sabbia nemmeno a pagarla a peso d’oro,
ma la bellezza dei posti, la possibilità di vedere ogni sera dal porto principale
un tramonto diverso, o di ammirare un arcobaleno da mare a mare,
e in lontananza sul mare osservare il formarsi di un tornado in una piccola perturbazione
in mezzo al sereno (mi è capitato davvero alla ‘balata dei turchi’) non è cosa da poco.
Senza contare che anche quando il mare è assai mosso per il maestrale o lo scirocco,
a Kadir o a Sateria (probabile dimora della Calipso omerica) o
all’Ondina trovi la possibilità di immergerti nelle acque al riparo dalle onde
magari riscaldato da una sorgente tiepida che sgorga dall’acqua.
Poi se ti vuoi avventurare sull’interno, ti puoi divertire a Sibà facendo una sauna romana,
con il calore (circa 40 gradi) che esce naturale dalla grotta, come nelle favare,
da cui escono dei soffioni salutari di aria calda e talvolta anche dei piccoli geyser,
il solo raggiungerli ti fa immergere in un paesaggio unico al mondo,
tra fichi d’india e alberi che resistono bene al vento e al sole.
Caratteristiche dell’interno anche le vigne con gli alberelli bassi al posto dei tralci,
i rovi con le more piccole ma dolcissime, i resistentissimi alberi di fico e i capperi panteschi.
Qualcuno pianta e coltiva i meloni gialli e gli alberi di agrumi che crescono
rigogliosi perché protetti da coni di pietre laviche costruiti appositamente
e perché l’acqua quasi quasi sgorga da sola impregnando la fecondissima terra lavica.
Architettura unica
E poi l’architettura, i misteriosi sesi, tombe di chissà quali antichi abitanti dell’isola,
e le tipiche case del posto, i dammusi (dal latino domus?) talvolta diventati resort di lusso,
con la loro caratteristica forma a cubo sormontato da una semisfera
che in passato aveva la funzione di non sprecare nemmeno una goccia della preziosa acqua piovana.
I dammusi richiamano sia le atmosfere della città del Nord Africa che le pagine misteriose dell’Apocalisse,
la semisfera infatti è il simbolo della tavola altare e il cubo richiama fortemente le ultime pagine
dell’ultimo libro della Bibbia dove a lungo si descrive il cubo della Gerusalemme Celeste.
Con queste costruzioni l’isola, ponte ideale tra Europa e Africa
sembra essere un ponte tra terra e cielo, tra presente e futuro.
E che dire del Castello, usato in passato anche come carcere?
Oggi è sede di mostre, di conferenze, spettacoli e custodisce
soprattutto un interessante museo di archeologia.
Sopravvive circondato da case più moderne
e dalla avveniristica Chiesa Madre.
Chiese
Realizzata questa in cemento armato ha la forma anch’essa di Dammuso,
al cui cubo principale sono annessi idealmente due cubi laterali senza cupola
per formare una grande campata.
Nell’ ambone principale troneggia una grandiosa Aquila, simbolo dello Spirito Santo
mentre l’ulivo del fonte battesimale, richiama a sua volta l’Albero della Vita di Genesi e di Apocalisse.
Le chiese di Pantelleria sono poi un percorso tra i percorsi,
a parte quella ‘Madre’ appena descritta e quella di Scauri
dedicata a San Gaetano il santo della provvidenza (San Gateano Thiene facci le mani piene)
ci sono una decina di chiesette, sempre aperte sparse per tutte le contrade dell’isola
e in cui talvolta viene celebrata anche la Messa domenicale.
All’interno statue caratteristiche per la loro ‘sicilianità’ con statue e dipinti originali
e antichi come l’Icone della Madonna della Margana, di origine bizantina,
esposta nella omonima chiesa vicina all’aeroporto.
Chiesa che custodisce anche i resti mortali del venerato patrono San Fortunato
e di una misteriosa Santa Cristina proveniente da Roma.
Purtroppo non si può visitare se non con una visita di gruppo concordata e autorizzata dalle autorità militari
Il famoso Hangar di Nervi (quello dell’aula Paolo VI) la cui porta si intravede appena nella montagna.
Hangar per fortuna sopravvissuto alla spianata della pista
e che ha resistito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale sarebbe bellissimo se lo si offrisse
in visita ai turisti in partenza o in arrivo nell’aeroporto dell’Isola o se si organizzassero visite guidate
almeno una volta alla settimana nella stagione estiva.
Ospitalità
Insomma a questa sintesi manca solo la descrizione dell’ospitalità e del calore della gente dell’Isola,
delle persone che incontri al bar, e che pur non avendo mai conosciuto prima, ti parlano di tutta la loro vita
spesso vissuta in continente, in pochissimi minuti.
Tra i tanti un ragazzone del posto che fa l’artista di strada, ballando su melodie orientali sul passeggio del porto
o sulla piazza dove si tiene il mercato settimanale, lui conosce tutto e tutti,
e nessuno di quelli che passano è un estraneo per lui.
Pantelleria all’apparenza non sembra avere grandi problemi tranne uno, quello del trrraffico,
ma solo in prossimità del porto principale dove sono concentrati i principali servizi.
Altrove è solo per chi non rispetta gli stop o i limiti di velocità correndo troppo forte nelle piccole strade
dell’isola, che son fatte non solo per le auto e i bus ma anche per le biciclette e i pedoni.
Claudio Pace Terni 31 Agosto 2018