È probabile che anche Francesco di Assisi, infaticabile pellegrino di tutti i luoghi umbri, e di molti del Centro Italia, abbia attraversato i luoghi della Rocca, magari per venire a Terni, fatto sta che tra i dipinti della Rocca restaurata, se ne trova uno assai significativo e originale che lo raffigura, con la sua tipica veste da povero frate, con la testa rasata come facevano i francescani e che lo identifica come Santo Francesco e non il già popolarissimo Sant’Antonio o altri francescani, a causa delle stimmate che si evidenziano soprattutto sulle mani, sebbene uno strappo nella veste faccia vedere bene anche quella del costato.
L’immagine in questione inquadra bene teologicamente la devozione dei santi francescani a quella della Madre di Dio ( la più raffigurata nel ciclo degli affreschi della rocca restaurata) che è al centro tra il Francesco stimmatizzato e (probabilmente) Chiara.
Se fosse lei come sembra siamo di fronte ad un’immagine antica e originale di Chiara in cui la santa non appare in quella forma devozionale e melanconica in cui tante immagini ritraggono le sante, ma con gli occhi molto furbi e aggressivi …
Chiara è colei che ha avuto il coraggio di seguire l’ispirazione divina che gli diceva di prendere in mano il santissimo sacramento e con quello cacciare i saraceni che volevano assaltare il suo convento di San Damiano in cerca di giovani donne da violentare e fare schiave come purtroppo fanno quelli dell’Isis oggi in medio oriente e in Africa.
Ancora oggi c’è da chiedersi se Santa Chiara ha avuto più coraggio a prendere il santissimo in mano che non ad affrontare con quello i saraceni, allora non c’erano mica i ministri dell’eucarestia donna, né il concilio vaticano secondo, né altro, non dimentichiamo che Chiara visse tanti secoli fa non nel nostro secolo …
Ed ecco l’immagine di san Rocco, presente anche nel dipinto principale quello dell’abside accanto al Battista, l’umile pellegrino piagato alla gamba dalla peste e che veniva invocato come protettore dal terribile flagello, per il quale non c’erano cure e quella di Sant’Antonio Abate riconoscibile per la campanella protettore degli animali, la fonte principale di sostentamento per i contadini della zona.
Fino al Concilio Vaticano Secondo, la festa di san Martino era celebrata la domenica dopo l’undici Novembre.
Popolarissimo nel medioevo, è stato recentemente ricordato da Papa Francesco perché amico dei poveri nei quali riconosceva il Cristo.
E infine San Sebastiano presente, nell’angolo contiguo all’abside della preziosa facciata della rocca restaurata, con una doppia immagine di se trafitto dalle frecce , se ne possono contare dodici nel dipinto rimasto intatto.
Insomma questa rocca restaurata, in cui si possono ammirare questi dipinti di epoche non poi così tanto lontane, merita una visita anche dei pellegrini del prossimo anno santo, anche di quelli che magari verranno a piedi da Spoleto per raggiungere il santuario dei protomartiri e la Cattedrale di Terni e proseguire poi o verso lo Speco di Narni o attraversando la Cascata delle Marmore, Greggio e la valle santa reatina ma bisogna attrezzarsi perché questi non trovino sempre una porta chiusa.
Claudio Pace Blogger Terni 25 Aprile 2015 sulla rocca restaurata e San Bavone
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Buona sera Claudio, non è San Bovone, ma San Giuliano l’ospitaliere, patrono degli albergatori, la Santa non è Chiara, ma Lucia, sivede un occhio sul piattino, tutto ok e interessante il resto, cordiali saluti
Silvio Sorcini
Grazie Silvio per il commento a cui ho risposto con questa pagina http://www.claudiopace.it/san-giuliano/
Spero che la risposta sia soddisfacente-
Un saluto Claudio