San Damiano Dio fa le cose a due a due …
San Damiano è ricordata soprattutto come la prima chiesa che Francesco riscostruì su ordine diretto del Signore che gli parlava nel cuore, questo è il racconto di San Bonaventura:
Una volta uscì nella campagna, a meditare. Mentre passava vicino alla chiesa di San Damiano, che minacciava rovina per la eccessiva vecchiezza, si senti spinto dallo Spirito ed entrò a pregare.
Prostratosi davanti all’immagine del Crocifisso, durante la preghiera fu ricolmato da non poca dolcezza e consolazione.
E mentre, con gli occhi pieni di lacrime, fissava lo sguardo nella croce del Signore, udì con le orecchie del corpo in modo mirabile una voce che proveniva dalla croce e che per tre volte gli disse: «Francesco, va, ripara la mia casa, che, come vedi, va tutta in rovina» …
(FF 1334 Leggenda Minore di san Bonaventura)
Di questo racconto abbiamo, oltre a differenti versioni, l’immagine del crocifisso di San Damiano. Questo, per volere di Chiara, che intuendo o forse profetizzando il fatto che sarebbe stata seguita dalle sue sorelle nella chiesa di San Giorgio (oggi inclusa nella Basilica di Santa Chiara) in cui sarebbe stata seppellita, fu trasferito su e lasciato in custodia alle sue figlie. Quello che è rimasto a San Damiano è solo una copia …
Questo particolare dell’immagine del crocifisso, è forse la spiegazione della dolcezza e della consolazione che ebbe Francesco che visse insieme con Chiara la stessa esperienza dei due personaggi che si trovano raffigurati sulla destra sotto la croce di Gesù e che dal suo sangue e dalla sua acqua vengono bagnati: la Madre e il discepolo amato.
Nel crudo racconto dei quattro evangelisti, la Madre e il discepolo amato non stavano certamente posizionati come nell’immagine sacra, alla destra della croce, tranquilli, quasi contemplativi a guardarsi l’un l’altro.
La Madre e il discepolo amato però sotto la croce come racconta dettagliatamente il quarto Vangelo, vengono legati l’un l’altro da Gesù che non permette che la sua Madre, che chiama ‘Domina’, rimanesse sola proprio in quel momento cosi impossibilmente doloroso.
Gesù l’affida al suo discepolo amato che l’accoglie nella sua casa con l’amore di casto di un figlio e forte di uno sposo.
L’idea del connubbio viene proprio dal commento dell’evangelista che descrive la situazione sponsale che si viene a creare dopo le parole di Gesù: “e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”.
Non è come nelle celebrazioni matrimoniali di allora come d’oggi in cui dopo le parole del sacerdote che uniscono i due sposi questi fissano una loro comune dimora?
Francesco capisce in quel momento che prega il crocifisso tra le rovine di San Damiano, che la sua vocazione è una vocazione di coppia?
Ma di una coppia simile a quella che vedeva nel crocifisso di San Damiano!
Forse Francesco capisce proprio nella chiesetta di San Damiano che l’amore per Chiara non era una tentazione ma è lo stesso amore, ricevuto in dono da Gesù, che il discepolo amato aveva verso la Madre e che come questi offri la sua casa alla Madre di Gesù, anche lui doveva fare altrettanto per Chiara costruendo per lei e le sue sorelle la dimora dove avrebbe potuto prenderla con se seguendo lo spirito del nuovo carisma ricevuto.
Con questa chiave di lettura si potrebbero leggere anche altri episodi della vita di Francesco, per esempio quello in cui, tentato nella carne, si rotola nella neve e comincia a fabbricare su di essa dei pupazzi come fossero la sua donna e i suoi figli.
Francesco forse lo pensiamo troppo come santarello dimenticando la sua grande umanità che lui stesso disperatamente e tal volta teatralmente cercava di fare capire alle persone che seguivano il suo stesso cammino.
A San Damiano, accade un altro episodio, meno conosciuto del primo, e che il biografo legge forse in chiave eccessivamente ascetica e religiosa e che invece può essere letto in questa ermeneutica sponsale:
Mentre si trovava presso San Damiano, il Padre fu supplicato più volte dal suo vicario di esporre alle sue figlie la parola di Dio e, alla fine, vinto da tanta insistenza, accettò. Quando furono riunite come di consueto per ascoltare la parola del Signore, ma anche per vedere il Padre, Francesco alzò gli occhi al cielo, dove sempre aveva il cuore e cominciò a pregare Cristo. Poi ordinò che gli fosse portata della cenere, ne fece un cerchio sul pavimento tutto attorno alla sua persona, ed il resto se lo pose sul capo. Le religiose aspettavano e, al vedere il Padre immobile e in silenzio dentro al cerchio di cenere, sentivano l’animo invaso dallo stupore. Quando, ad un tratto, il Santo si alzò e nella sorpresa generale in luogo del discorso recitò il salmo Miserere. E appena finito, se ne andò rapidamente fuori. Per questo comportamento carico di significato, le serve del Signore provarono tanta contrizione, che scoppiarono in un profluvio di lacrime e a stento si trattennero dal punirsi con le loro stesse mani.
(FF 796 Vita seconda di San Francesco di T. da Celano)
Francesco conosceva bene le Scritture, e il Miserere, il Salmo 50, non inizia dall’invocazione ‘Miserere’ che è il terzo versetto del salmo, ma dal versetto uno che dice che il salmo è di David, e dal versetto due che dice letteralmente “nell’andare a lui del profeta Natan quando lui andò verso Bestabea” richiamando un brano biblico dove (inizialmente) trionfa il peccato dell’adulterio e che va in senso opposto a quell’amore che Dio aveva donato a lui di Chiara, e a Chiara di lui: l’amore sponsale.
In fondo anche nel prologo giovanneo c’è questa dinamica del Verbo che era Dio e che va ‘verso Dio’ (traduzione da preferire forse alla statica ‘e il Verbo era presso Dio’).
Un’ ultima osservazione sulla San Damiano di oggi, chi entra nella piccola cappella di San Damiano, non può che rimanere colpito dal fatto che nei banchi che sono stati messi nella chiesetta c’è posto per due persone …
Sembra cioè che i banchi di San Damiano siano fatti a posta per le coppie, per tutte le persone chiamate a seguire in due quel Dio, che ha fatto le cose a due a due, a partire dalla prima coppia.
San Francesco insegni alle coppie di tutti i tempi, anche a quelle chiamate a mettere su una famiglia reale a non sciupare il dono ricevuto da Dio.
Claudio Pace Terni 25 09 2013 Blogger
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Avrei dovuto far così in molte occasioni. Mi sarei risparmiato molti guai peggiori. San Francesco prega per noi.