Oggi sono stato invitato da un amico di twitter tramite un tag ad una foto a twittare usando l’hashtag “#racconTiamo” per dire il libro che si ama o la citazione che ci appartiene e con il twitt di sopra ho risposto volentieri citando una frase di uno dei libri più belli della letteratura in assoluto e della letteratura spirituale in particolare, il Castello Interiore, scritto da Teresa D’Avila.
Santa Teresa D’Avila, una donna energica che ha influenzato con la sua testimonianza il suo tempo e con i suoi scritti e insegnamenti quelli successivi, fino al punto di essere dichiarata ‘Dottore della Chiesa’ cosa che avvenne il 27 Settembre del 1970 ad opera del beato Papa Paolo VI che con il suo modo accorato e sentito di esprimersi cosi definiva il messaggio dell’orazione che viene dalla grande santa spagnola.
Viene a noi, figli della Chiesa, in un’ora segnata da un grande sforzo di riforma e di rinnovamento della preghiera liturgica; viene a noi, tentati dal grande rumore e dal grande impegno del mondo esteriore di cedere all’affanno della vita moderna e di perdere i veri tesori della nostra anima nella conquista dei seducenti tesori della terra. Viene a noi, figli del nostro tempo, mentre si va perdendo non solo il costume del colloquio con Dio, ma il senso del bisogno e del dovere di adorarlo e d’invocarlo. Viene a noi il messaggio della preghiera, canto e musica dello spirito imbevuto della grazia e aperto alla conversazione della fede, della speranza e della carità, mentre l’esplorazione psicanaliticascompone il fragile e complicato strumento che noi siamo, non più per trarne le voci dell’umanità dolorante e redenta, ma ascoltarne il torbido mormorio del suo subcosciente animale e le grida delle sue incomposte passioni e della sua angoscia disperata. Viene il messaggio sublime e semplice dell’orazione della sapiente Teresa, che ci esorta ad intendere «il grande bene che fa Dio ad un’anima, allorché la dispone a praticare con desiderio l’orazione mentale; . . . perché l’orazione mentale, a mio parere, altro non è che una maniera amichevole di trattare, nella quale ci troviamo molte volte a parlare, da solo a solo, con Colui che sappiamo che ci ama» (Vida, 8 , 4-5). [PROCLAMAZIONE DI SANTA TERESA D’AVILA DOTTORE DELLA CHIESA OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VIDomenica, 27 settembre 1970]
Al capitolo terzo (Par. 4) del citato libro Teresa, che ne ha fatto esperienza, cosi descrive le locuzioni:
Ritornando ora alle locuzioni interiori di cui ho parlato, in qualsiasi modo esse avvengano, possono procedere da Dio, dal demonio o dalla propria immaginazione. Voglio ora dire – se con l’aiuto di Dio vi riuscirò – quali siano i segni per riconoscere la loro origine e quando possono essere pericolose. Molte sono le persone di orazione che ne vanno favorite, e io vi vorrei persuadere, sorelle, che non vi è alcun male, sia nel prestarvi che nel non prestarvi fede. Quando riguardano soltanto voi, e sono parole di consolazione, oppure di avviso circa i vostri difetti, qualunque ne sia l’autore – siano pure effetto di fantasia – importa poco. Solo che non abbiate a credere – neppure se vengono da Dio – che per questo siate migliori delle altre. Forse che Egli non ne ha dette molte anche ai farisei?… L’importante è di trarne profitto. Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona. Dobbiamo ritenerle per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente, perché non hanno forza.
Teresa poi invita a non badare al modo con cui si sentono, se dall’esterno, dall’interno dell’anima o dalla sua parte superiore ma a cercare di capire i segni primo di tutti quell’essere parola-fatto come parola-fatto fu quella di Dio a cominciare dal racconto della Genesi, Dio disse e fu, a partire dalla luce tutte le opere create, … e infatti dice Teresa nel paragrafo successivo: Il primo e più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere … Il secondo segno è che l’anima rimane in una grande quiete, in un devoto e pacifico raccoglimento e in una disposizione che la porta a lodare Iddio, e infine il terso ed ultimo segno è che queste parole non escono di mente neppure dopo moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai, ciò che non avviene di quelle che si odono quaggiù; dico di quelle che udiamo dagli uomini, le quali, benché dette da persone gravi e sapienti, tuttavia non s’imprimono come queste, né come queste si credono nel caso che si riportino ad avvenimenti futuri. Queste infatti lasciano con una certezza assoluta, per cui, anche se sul loro avveramento sorgono dei dubbi, e l’intelletto – trattandosi di cose che paiono impossibili – si rilasci alquanto e vacilli, l’anima perdura in tale sicurezza da non mai dubitarne, nonostante le sembri che tutto vada al contrarío di quanto abbia inteso. Passeranno pure degli anni, ma ella non cesserà di pensare che Dio le avvererà, ricorrendo anche a dei mezzi che gli uomini nemmeno sospettano, come sempre avviene. Non lascia però di soffrirne se all’avveramento si frappongono ostacoli. Anzi, siccome le furono rivolte molto tempo addietro, e non sente più gli effetti e la certezza di allora sulla loro origine, l’assalgono dei dubbi, e si domanda se non siano state dal demonio o dalla sua immaginazione. Però, quando le intende, non solo non ha alcun dubbio, ma per attestarne la verità sarebbe pronta a morire.
Claudio Pace Blogger Terni 13 Marzo 2016 Locuzioni
Novum pneumatologico nell’insegnamento degli ultimi Pontefici
Novum pneumatologico [youtube]http://youtu.be/GeMHRUoMb0s[/youtube]
Farsi ogni giorno nuovi per entrare nelle novità di Dio, è la sfida principale per l’uomo di fede, che se vive la sua fede come quella del fratello maggiore della famosa parabola, si trova a vivere e lavorare per il Padre, con il Padre, ma senza capire nemmeno un po’ i sentimenti del Padre, il perché del suo lavorare, del suo stare accanto ad una persona che crede di amare senza sapere invece di amare non la persona per quello che è ma per quello che da, affetto, benessere, sicurezza, …
Sicché quando irrompe un avvenimento ‘nuovo’ e ‘inaspettato’ almeno per lui, perché il Padre chissà da quanto aspettava questo momento, il ritorno del fratello perduto, lui non capisce proprio nulla.
E continua a non capire e chiede spiegazioni, ma non come uno che vuole capire, ma che vuole insegnare, ma insegnare cosa?
Che il desiderio massimo della sua vita è quello di avere un capretto dal padre?
Il fratello maggiore non ha saputo rinnovarsi ogni giorno, non ha saputo scoprire quella persona che aveva accanto dando tutto per scontato, senza fare del nuovo la propria quotidianità, senza orientarsi all’escatologico, al destino finale dell’uomo che sarà quello della deificazione, del paradiso che sarà un passare di novità in novità per scoprire sempre qualcosa di nuovo in Dio.
Un Dio sempre nuovo, che fa nuove tutte le cose:
<<E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”>> Ap 2,17
Claudio Pace 26 Nov. 2014 Blogger su Novum pneumatologico
A seguire i pensieri sul Novum pneumatologico del beato Papa Paolo Sesto e del Papa San Giovanni Paolo Secondo …