Eterno Arrestato Ermeneutica di un’opera d’arte
Eterno Arrestato
Eterno arrestato anzi precisamente L’Eterno Arrestato è un’opera in legno dello scultore Ternano Aurelio De Felice, nato e morto nell’incantevole borgo di Torre Orsina, che il nipote dello scultore, Pericle, ha donato alla Chiesa di San Cristoforo di Terni dove è possibile visitarlo e dove ha trovato la sua collocazione in fondo alla chiesa e la sua interpretazione nelle parole del parroco Don Franco Semenza:
“Vorremmo che rappresentasse ciascuno di noi, con la sua umanità spesso ammaccata
– con i segni di ferite che sono il risultato di nostre scelte sbagliate o della vita in un mondo che, a volte, sembra avercela con noi.
Ѐ un uomo nudo e senza difese che sembra dire, come il pubblicano della parabola di Gesù, che non è degno di stare in un luogo santo.
Che non può, però, andare altrove perché qui solo si sente accolto e amato per quello che è.” (fonte Terni in Rete)
Messaggio biblico
L’eterno arrestato richiama alla mente anche un altro ben noto episodio del Vangelo, narrato in tutti e quattro gli evangelisti perché legato al racconto della Passione, che è uno dei motivi più importanti per cui i testi evangelici sono stati scritti, in quanto raccontano dell’Eucarestia, della Passione redentrice di Gesù, della sua resurrezione.
Ciascuno dei vangeli ha una sua teologia peculiare nel racconto dell’arresto di Gesù e dei fatti successivi, un suo modo di esprimere la sua fede in Gesù Cristo che per il quarto evangelista in particolare è l’IO_SONO, l’Ego_ Eimi del testo greco che pronunciato da Gesù in riferimento al nome di Dio nel Roveto è una sorta di proclamazione della sua natura divina.
L’arresto di Gesù in questo senso è la manifestazione dell’IoSono dell’essere Gesù l’eco della Voce del Padre, Dio da Dio, che si fa arrestare dagli uomini per compiere fino in fondo la Volontà di Dio che è quella di estendere al massimo numero di persone possibile l’Adozione a Figli di Dio, mediante il nutrimento derivante dal corpo dell’eterno arrestato.
Dal Vangelo di Giovanni
Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. ] Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Io Sono!”(Ego Eimi) Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Io Sono”(Ego Eimi), indietreggiarono e caddero a terra. (Gv 18,1-6)
IO SONO
Per la traduzione letterale vedi sito http://www.veniteadme.org/bibbia-interlineare/ la traduzione Cei ‘Sono io’ rende poco il senso dell’Ego Eimi che con la potenza del suo nome pronunciato solennemente atterrisce i nemici, e fa comprendere meglio la volontarietà del gesto di Gesù che diventa eterno arrestato perché vuole esserlo, muore ucciso dagli uomini e abbandonato dagli amici perché così vuole fare, adempiendo il Volere del Padre IO SONO come Lui è IO SONO.
Questi riferimenti eucaristici, Gesù è ‘L’IO SONO il pane della vita’, avrebbero giustificato un eventuale posizionamento della medesima statua al centro dell’altare appena sopra e sulla stessa linea di dove viene custodita l’Eucarestia, verificando prima però se l’effetto visivo della statua in quella posizione sia corretto, sia effettivamente in linea cioè con l’opera stessa, perché le opere scultorie possono cambiare aspetto e prospettiva e risultare più armoniche o meno, a secondo da quale prospettiva vengono viste.
La prospettiva con cui guardare l’eterno arrestato dal punto di vista del Vangelo di Matteo invece può essere un’ altra, molto in linea con il giubileo della Misericordia e la predicazione sociale di Papa Francesco.
Giudizio Universale
Il Vangelo di Matteo infatti prima di entrare nel vivo dei racconti della Passione, riporta una pericope, quella del giudizio universale (Mt 25,31-ss) che inizia con il famoso incipit:
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria”.
La pericope raggiunge il suo apice nell’identificazione di se Cristo nell’affamato, assetato, nudo, forestiero, malato e prigioniero che i giusti assisteranno e i malvagi invece respingeranno pensando solo a se stessi.
In questa prospettiva l’eterno arrestato del DeFelice rappresenta proprio l’uomo affamato, assetato, nudo, forestiero, malato e prigioniero che completerà questo suo stato diventando poi il Crocifisso, dopo essere stato abbandonato da tutti, consegnato da Giuda, rinnegato da Pietro, solo poche Donne rimangono con la Madre che non vuole lasciare sola, affidandola prima di compiere tutto al discepolo amato, unico rappresentante del mondo maschile, che la prese tra le sue cose.
Con questa chiave ermeneutica l’eterno arrestato rappresenta bene la sfida della Misericordia che papa Francesco lancia ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà in questo anno santo perché capissimo la lezione in modo che nel giorno del nostro giudizio ci possiamo trovare dalla parte giusta.
La parte giusta non è quella di chi teorizza per gli altri, ma chi compie quelle opere di Misericordia verso Gesù, trasformato nell’eterno arrestato.
Nell’uomo affamato, assetato, nudo, forestiero, malato e prigioniero come lui fu nella Passione e lo è nel corso dei secoli fino al suo ritorno, presente nell’Eucarestia come nell’uomo bisognoso della Misericordia di Dio e degli altri uomini.
Come non pensare al ‘I Thirsty’ che Madre Teresa sentì in treno e che cambiò la sua vita, quella delle sue sorelle e quella della Chiesa stessa?
Claudio Pace Terni 13 Gennaio 2016 su l’Eterno Arrestato