Triduo Sponsale nel giubileo della Misericordia
Triduo Sponsale
È Incominciato oggi, in tutte le cattedrali nel mondo, oggi o ieri pomeriggio a secondo le consuetudini delle chiese locali, il triduo pasquale, che a me piace chiamare il triduo sponsale e non solo per l’assonanza tra i due termini ‘pasquale’ e ‘sponsale’ …
La parola Pasqua è noto viene dall’ebraico Pesach e ricorda quel passare oltre, quel zoppicare o claudicare che l’angelo sterminatore fa nelle case segnate dal sangue dell’agnello mangiato in fretta, in quelle famiglie, il primogenito non sarà colpito dallo sterminio.
Il non passaggio dell’angelo sterminatore diviene passaggio del popolo che si immergerà prima nel mar Rosso e poi nel Giordano diventando il popolo di Dio, la discendenza promessa ad Abramo e che celebrerà la Pasqua ogni anno per ricordarsi del suo cambiamento di stato, della libertà acquisita ma così difficile da mantenere.
Fatto è che la Pasqua, intesa come non passaggio dello sterminatore è solo l’inizio di un cammino non certamente il termine, un cammino condotto dai profeti di un popolo. Che raggiunge la terra promessa dopo quarant’anni di deserto, che nella sua maturazione diventa regno, con una capitale che sarà Gerusalemme città della pace, fondata dal misterioso re cananeo e sacerdote Melchisedek e che con David diventa la capitale del regno degli eredi della promessa.
La dimensione sponsale di questo cammino si intuisce già dal legame che si stabilisce tra il popolo e il Signore che lo ha scelto, un patto vincolante né più e nemmeno come quello che si contrae quando un uomo prende tra le sue cose una donna come sua sposa.
E come molti matrimoni umani anche quello tra Dio e il suo popolo ha, con il passare degli anni dei problemi, e sono sempre i profeti che hanno lasciato la guida del popolo ai sovrani, che si fanno voci di Dio verso la sposa, spesso infedele, per palesare questi problemi per cercarne una soluzione.
Tra tutti Ezechiele ( vedi il capitolo 16) ed Osea, che non scrive un libro, ma vive un libro quello di Osea, che comincia proprio con uno sposalizio in posto da Adonai al suo profeta che prende in sposa una prostituta per generare figli di prostituzione, figli dal nome profetico, come il secondo, il primogenito maschio ‘Non mio popolo’ …
Eppure sarà Osea a far conoscere ai suoi contemporanei a tutti noi che Dio, così come l’uomo, ha un … cuore ma un cuore divino: “Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. (Os 11,8)”.
L’eco di questo sposalizio, si ravvisa anche nel racconto giovanneo dei fatti della passione, un racconto che comincia già a Cana, dove ci fu uno sposalizio, in cui tra gli invitati ci fu la madre di Gesù e tra i discepoli, il discepolo amato, che prendere tra le sue cose come una sposa, la domina, la Madre affidatagli da Gesù come un sacerdote con quelle poche e sofferte parole che pronunciò, prima di compiere tutto, prima di restituire/consegnare al Padre quello spirito che aveva ricevuto proprio per fare quello che ha fatto, per farci diventare ciò che il Padre è: Dio.
Buon triduo sponsale, buona Pasqua allora a tutti gli amici che mi seguono nel blog nei social e nella vita reale con l’augurio che in questo giubileo della Misericordia possiamo perderci nelle profondità del cuore infinitamente misericordioso di Dio, in quello del Figlio e in quello della Mater Misericordiae.
Claudio Pace Terni 24 Marzo 2016 su Triduo Sponsale