Dolore: Ricevo e volentieri pubblico le riflessioni di Beatrice Cornado
Dolore
C’è un dolore che soffoca il respiro quando la sofferenza ti stringe quasi in una morsa.
Ti arrabatti,
vuoi difenderti e oscilli agitato fra tentativi diventati illusori per una ripresa che sai e vedi allontanarsi.
Anche la salute è un dono che può sfuggirti di mano come altre risorse che vorresti non avere disperso,
ma la malattia talvolta sa insegnare nel suo silenzio di battiti lenti o veloci.
C’è un dolore che diventa una piaga sottile nell’anima,
capace di roderti nel cervello, nell’equilibrio reso precario da paure concrete o temute,
e tu ti senti dominare da impulsi perversi di rassegnata disfatta.
Non combatti, non vuoi più, non riesci, ti senti annientare.
La tua sofferenza ha certo il suo nome e tu fatichi anche solo a pronunciarlo.
E soffri ancora di più interiormente per questo senso di incapacità,
di impossibilità a reagire e di rassegnazione passiva di fronte all’inevitabile.
Ricordati sempre che non hai perso la voglia di vivere, che non hai rallentato il tuo desiderio d’esistere. Anzi!
È proprio questo slancio di eternità che combatte in te la tua stessa finitezza,
che sprigiona respiri affannosi nella battaglia dell’anelito a un’esistenza che vale sempre di essere vissuta.
È vero.
È difficile guardarti malconcio, costretto in una carrozzella o steso in un letto senza ripeterti che sei diventato inutile,
che vivere è un peso e una fatica per te e per gli altri.
La verità è che non siamo padroni noi della Vita che ci è stata donata,
che dobbiamo credere che è un valore irrinunciabile qualunque cosa ci capiti addosso.
È faticosa la fede!
È lacerante la poca speranza!
Accettarsi malato
E’ impegnativa la carità a partire dall’accettarsi malato!
E’ questo lo sforzo richiesto a chi approfitta della sua malattia,
qualunque sia il suo nome e la sua gravità,
per fare di essa un trampolino per permettere al Respiro di alitare ancora e di lasciarlo operare fino alla fine.
C’è un dolore che diventa compagno di viaggio, una sofferenza che prima sbrana la carne,
poi gradualmente riesce a placarsi e tu riesci a non mostrare occhi di lacrime inquieti e smarriti.
Com’è adesso il tuo male?
Lo vedo attraverso le tue ribellioni, le paure stesse di soffrire.
Se ti aiuta, raccontamelo; se anche solo parlarne,
ti fa male ancora di più, allora prova a distrarti guardando il soffitto che puoi ricamare con le tue fantasie di vita,
in quel luogo che diventa come una volta celeste dove puoi appendere i pensieri che ti agitano,
dove puoi anche fantasticare contorni più rosei alla tua vita, anche se solo legati alla tua immaginazione.
C’è il dolore, c’è la sofferenza,
ma c’è sempre anche una risposta amorosa per il tuo cuore, tanto intima a te, anche se magari adesso non te ne accorgi o pensi d’ignorarla.
Coraggio! C’è un dolore che bisogna lenire; se lo portiamo insieme, sembrerà più leggero.
Beatrice Cornado
Brescia, 1 febbraio 2019