Exodus Dei e re, il colossal non tramonta mai
Exodus
La fedeltà ai testi biblici, al dato storico, non sono chiaramente il primo obbiettivo di una produzione cinematografica come quella di Exodus che quando investe dei soldi nella realizzazione di un film, per prima cosa, deve raggiungere il risultato economico.
Tanta gente di tante culture diverse per una ragione o per un’altra deve pagare il biglietto per trascorrere due o tre ore al cinema ed uscire ‘soddisfatto’ perché al di là della pubblicità e delle polemiche, spesso create ad arte, il passa parola è uno degli elementi di successo di un film e pare che per “Exodus Dei e re” questo passa parola abbia funzionato.
Oggi c’è maggiore consapevolezza sui valori e i messaggi che stanno dietro un film, ma vedere un Mosè che addestra un esercito e che compie azioni di guerriglia urbana, attaccando le navi sul Nilo e incendiando i depositi di grano mi ha francamente sorpreso, non mi aspettavo una scena del genere, a prescindere dalla consapevolezza che avevo circa la totale mancanza di fedeltà a qualsiasi dato storico e/o biblico …
Nella Bibbia Mosè si presenta al faraone, il cui nome non viene mai fatto, con un bastone non con una spada e il creare un campo di addestramento in terra di Egitto per un popolo schiavo è una ipotesi semplicemente fantastorica, mentre certo è che qualche forma di addestramento per gli ebrei sia avvenuto dopo il passaggio del Mar Rosso, perché nel suo cammino verso la terra dei cananei gli ex schiavi di battaglie ne hanno sostenute e vinto parecchie.
L’intervento del Dio bambino di Exodus, è addirittura quello di uno che approva questa linea ma che si vuole sbrigare, ‘ci penso io e mica posso aspettare ancora anni’ come se le dieci piaghe di Egitto fossero state azioni di guerriglia fatte da un Dio anziché da un pur valoroso condottiero.
Nessuno si è ancora offeso di questa presentazione di Dio, ma il Dio proposto da Exodus pare essere un Dio violento, e d’altra parte in tutto il vecchio testamento anche temporalmente prima dei racconti di Esodo, si parla anche di un Dio vendicativo e sterminatore, vedi la distruzione di Sodoma e Gomorra, o l’ordine che da in qualche episodio di sterminare donne e bambini … ma nella stessa Bibbia, nel vecchio testamento come diciamo noi Cristiani, lo stesso Dio si commuove delle donne e dei bambini di Ninive (sita nell’iraq oggi occupato dall’Isis) che non importano al profeta Giona preoccupato solo di non fare cattiva figura che la profezia di distruzione da lui annunciata si verifichi oppure si parla delle viscere di Misericordia del Cuore di Dio come in Osea, un Dio che ha un cuore e che si commuove di Efraim.
Un problema di sempre, tanto che la perfetta identità del Dio del Nuovo Testamento, chiamato Padre da Gesù Cristo, con il Dio degli Ebrei, venne messa in discussione da personaggi dichiarati eretici dalla chiesa dei primi secoli, come Marcione, un problema di grande attualità perché in nome di Dio e della sua legge oggi si uccidono con una pubblica esecuzione dei ragazzi colpevoli di aver visto una partita di calcio in televisione anche se il Dio invocato non segue la Bibbia ma il Corano e la Sharia piuttosto che la Toràh.
Un problema che si risolve solo se si considera il continuo dialogo di Dio con l’uomo, un dialogo privilegiato nei profeti come Mosè, ma continuo, un Dialogo rispettoso anche dell’evoluzione del pensiero culturale e morale dell’uomo di ogni epoca: un Dio che avesse detto all’epoca di Mosè, porgi l’altra guancia, ama il tuo nemico, fa del bene a chi ti odia, non sarebbe stato capito.
Probabilmente non è stato capito nemmeno all’epoca di Gesù e nemmeno dopo, ma all’epoca di Mosè sarebbe stato proprio fuori tempo, del tutto irrispettoso dell’uomo e del suo cammino che invece ancora oggi Dio continua a rispettare in modo solo apparentemente passivo.
Un altro dato molto interessante da esaminare, ritornando al film Exodus dei e re, un occasione sprecata a mio avviso, è l’episodio del Roveto e della consegna a Mosè della Torah, in quest’ultima scena appare in lontananza un Vitello d’oro che fa immaginare qualche scena tagliata ed una possibile versione più lunga del film di quello che è uscito nelle sale.
L’immagine del Mosè che mentre sale sulla montagna sacra cade nel fango per una frana, immagine un po’ esoterica, e del Dio che appare come un bambino, non è proprio consone a quella del brano biblico piuttosto ricco e fondamentale per capire sia il Giudaismo che il Cristianesimo.
Mentre scorrevano le immagini di Exodus con il povero Mosè immerso nel fango salvo che nella testa, sono stato con le orecchie tese, per vedere quale sarebbe stato il nome di Dio rivelato nel Roveto che il regista avrebbe messo in bocca a Dio, la scelta non era facile e tante erano le possibilità.
Il massimo dei voti sulla scelta da parte mia, sarebbe stato concesso se il regista avesse usato le parole ebraiche originali del testo, senza interpretare nulla, imitando, anche solo per una sequenza, la condivisibile quanto suggestiva scelta del ‘the passion’ di Mel Gibson di utilizzare le lingue originali, riproducendo il suono del testo “Ehyeh Ašer Ehyeh” e la cui caratteristica è che il primo e il terzo termine generato dal primo sono identici mentre il secondo termine procede dai due e li lega indissolubilmente, per me Cristiano una definizione ante litteram della Santissima Trinità.
A seguire, in inglese o in Italiano, avrei fatto dire al Dio bambino di Exodus “I’m who I’m’ o ‘Io_Sono Colui_che Io_Sono’.
Espressione da interpretare non come una tautologia filosofica, come un non voler rivelare quasi nulla “Sono quello che sono che ti importa chi sono” ma come appunto una rivelazione trinitaria. Questo il motivo che spiega perché Gesù svariate volte si appropria di una terza parte del nome del Roveto, Io_Sono, in modo giudicato blasfemo dai suoi contemporanei, che a volte vogliono lapidarlo, in quanto uomo che si fa Dio, altre ancora sentono la potenza di questo nome su di loro, altre ancora polemizzano disputando rabbinicamente, come nell’episodio della moglie vedova dei sette mariti dei Sadducei nella quale Gesù citando il Roveto riferisce a se del nome del Roveto, subendo la contestazione degli scribi che gli contrappongono l’unicità della figura divina come recitata nello Shemà (Ascolta Israele, Adonai è il nostro Dio, Adonai è uno) e che alla fine Gesù risolve citandosi come l’Adonai protagonista del salmo messianico 110 in cui ‘Oracolo di Y-A-V-H-È ad Adonai’ e che non poteva essere il re David a cui si attribuiscono canonicamente le parole del salmo.
Niente di tutto questo nel film dove si sente solo per due volte il suono ‘Io Sono’, che è già qualcosa ma che non basta!
Manca il termine “ašer” e come abbiamo visto non è poco, in una scala da uno a cinque il voto è zero, per questa scelta che tra l’altro credo non abbia riscontro in nessuna moderna traduzione corrente di Esodo, davvero una occasione sprecata per descrivere uno degli episodi più belli della Bibbia e della letteratura mondiale. (Continua nella pagina seguente …)
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