Acciaierie dimenticate nella storia e la congiuntura siderurgica
Acciaierie dimenticate
Ovvero ci sono pagine di storia dell’acciaieria di Terni che sono state dimenticate, per il tanto tempo trascorso ma che grazie agli studiosi e la loro passione, ci vengono riproposte suscitando un certo interesse per le lezioni che la storia ci da e per la sorprendente attualità, anche dei nomi e dei personaggi che sono in gioco.
Tra questi studiosi l’amico Sergio Dotto, vice presidente del Centro Studi Malfatti, che ha pubblicato (clicca QUI per visualizzarla) un interessante pagina della rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica (Anno 57, Vol. 4, 1906), in cui si fa cenno ad uno sciopero durato ben 59 giorni, correva l’anno 1906, e che, sono le parole della rivista dei gesuiti, mise in pericolo la vitalità delle officine.
Non sembra di leggere le preoccupazioni odierne sulle conseguenze nefaste che potrebbero esserci dal ripetersi di uno sciopero come quello recente dell’Ottobre-Novembre 2014?
L’articolo di Civiltà Cattolica un po’ lunghetto secondo i canoni internet, parla di un periodo di circa due anni di critiche e attacchi dell’allora partito socialista contro la gestione della marina militare italiana, attacchi che non giovarono al sito di Terni, e di un appalto per costruire le corazze dell’incrociatore San Giorgio (del quale nella pagina del sito si vede una bella foto scattata nel porto di Taranto), che aveva come vincolo l’utilizzo del brevetto Krupp.
L’appalto doveva finire a Terni e invece finì alla Midvalle di Filadelfia negli Stati Uniti, con dietro un giro di speculazioni borsistiche seguito da inchieste e da richieste degli operai e della città di Terni che invano cercarono un interessamento dal governo nazionale e dal figlio del più volte primo ministro Giolitti …
Sono notizie del 1906 non del 2016!
Intanto dando uno sguardo alla congiuntura odierna la notizia non bella, e poco diffusa in confronto a quelle sul Jobs Act, del notevole aumento degli esuberi all’Ilva di Taranto sulla quale il governo Renzi ha fatto intervenire lo stato.
Le due cose potrebbero non essere in relazione di effetto-causa, certo è che mi sento di condividere in pieno le parole che un operaio dell’indotto disse pubblicamente al vicepresidente della camera Di Maio venuto a portare la sua solidarietà ai manifestanti Ast davanti al Mise a Roma.
Credo che l’operaio avesse ragione, anche se nessuno ha la sfera di cristallo, affrontare i prossimi mesi in seno alla ThyssenKrupp come stiamo facendo a Terni piuttosto che in un transitorio tra stato e prossimo compratore come all’Ilva di Taranto, preferisco la prima, sebbene sia stato tra i primi a Terni a parlare di Nuova Finsider ed individuare nelle privatizzazione dell’Iri degli anni novanta, una delle cause di un declino che ha portato la perdita di produzioni come quella del Magnetico e del Titanio e alla situazione odierna.
Sostengo infatti che il ruolo del pubblico e l’esperienza dell’Iri può essere ripetuta ma solo coinvolgendo pesantemente l’Europa ( vedi IeRI) mentre spero che da un Euro non più super Euro e da miglioramenti sullo scenario dei costi e della volatilità delle materie prime possa venire un beneficio non indifferente per la produzione dell’acciaio a Terni penalizzata tra l’altro dal mancato ammodernamento dei collegamenti verso Civitavecchia (problema secolare) e dall’alto costo dell’energia elettrica in Italia, dovuto ad una molteplicità di cause, il cui esame ci porterebbe fuori tema almeno in questa pagina.
L’auspicio è che nel 2114 per i 230 anni dell’acciaieria qualche studioso disquisisca di acciaierie dimenticate, trovando tra i vecchi articoli dei giornali o tra le pagine della arcaica rete della nostra epoca chiamata internet, delle notizie dei quaranta giorni di sciopero che si fecero a Terni nel lontano 2014 …
Claudio Pace Blogger Terni 22 02 2015 su Acciaierie Dimenticate
Acciaierie Dimenticate