Angelologia prima e dopo la dottrina biblica …
Angelologia
L’ISTESS di Terni ha organizzato un corso di Angelologia, dal titolo accattivante “Angeli e demoni”, al cui primo incontro, dal titolo, ‘Fondamenti di Angelologia’ tenutosi lo scorso martedì, con relatore padre Lorenzo Spetia, ho partecipato, essendo per me il tema degli angeli, della loro diaconia, un tema di grande interesse.
Angeologia nella filosofia
Don Lorenzo ha tenuto una lezione toccando molti argomenti inerenti alla questione degli angeli, citando tra gli altri Platone, Aristotele, PseudoDionigi, mitologica greca (Hermes), l’Ermetica, l’Ermetismo, il Neopositivismo, lo scientismo (unico in contrapposizione), Bibbia ( in particolare Gen. 18,1) e Yung, facendo in poco meno di un’ora una sintesi di millenni di storia nella questione degli angeli, di questi personaggi alle volte concepiti come spiriti intermedi e non necessariamente immateriali, tra l’assoluto misterioso e la realtà quotidiana che l’uomo vive tutti i giorni.
Platone ben prima del cristianesimo, nella sua concezione di una realtà vera posta nell’iperuranio, dove le idee sono la vera realtà mentre la materia che vediamo tutti i giorni è l’ombra della vera realtà, parlava di demoni (parola che non si deve intendere in quel contesto come nel senso più comune e negativo odierno, sinonimo di diavolo ad esempio).
Socrate
Ed è proprio nel Il Fedone , riportato come insegnamento di Socrate, che nasce il concetto di angelo custode:
LVII «È bene, però, amici,» riprese Socrate, «che ora si consideri un’altra cosa, che cioè, se l’anima è immortale, essa richiede delle cure e non solo per il tempo che chiamiamo vita ma per l’eternità;
non preoccuparsene sarebbe un grosso rischio.
Se, infatti, la morte fosse separazione da tutto, sarebbe una bella fortuna per i malvagi che,
una volta morti, verrebbero a trovarsi liberi del corpo e dell’anima e, quindi, da tutte le loro iniquità.
Dato che è chiaro, invece, che l’anima è immortale, essa potrà avere nessun altro scampo dai mali,
né salvezza se non col diventare, quanto più è possibile, saggia e virtuosa,
poiché l’anima quando giunge nell’al di là, non ha null’altro che la sua formazione morale e il suo costume di vita, cioè – a quanto si dice –
soltanto quello che giova o nuoce moltissimo al defunto, giunto alle soglie dell’eternità.
Angelo Custode nel Socrate Platonico
A questo proposito si racconta che quando uno è morto il suo demone che l’ha avuto in custodia durante la vita,
ha l’incarico di condurre la sua anima in un luogo prestabilito, dove si raccolgono tutte le altre anime per essere giudicate.
Da qui, spinte da colui che ha il compito di accompagnarle, esse vanno verso le dimore dell’Ade. […]>>
Dal Pseudo Dionigi a Yung
Incalzato da Don Greco, organizzatore del corso, Don Lorenzo ha citato anche il PseudoDionigi sul suo concetto di teologia negativa ( La causa prima Dio non è ne Logos ne Nous, …) e quindi necessita un qualcosa che ci porti ad arrivare a questa realtà che l’uomo non può ‘vedere ‘ e che appunto sono le gerarchie angeliche che si dipanano a tre a tre fino ad arrivare alla realtà terrestre.
Interessante anche il riferimento all’inconscio di Yung, in contrapposizione a quello di Freud, simile ad una realtà quasi animalesca che l’uomo reprime per poter vivere i rapporti convenzionali, come un mondo fatto di archetipi, di realtà primordiali che si tramandano nelle generazioni, e quello dell’angelo custode sarebbe l’archetipo del grande saggio o della madre terra.
Angelologia e mediazione
Don Spetia ha parlato anche del mondo biblico, degli uomini o angeli sterminatori che incontrano Abramo che li chiama ‘Signore’ e di altri episodi dove la figura dell’angelo viene identificata con quella di Dio stesso, e che questo concetto di mediatore tra la realtà ultima divina è estremizzata in Cristo Mediatore.
La conclusione del relatore è che la ‘necessità’, la ‘presenza’ dell’angelo come creatura intermedia tra il Dio che “nessuno ha mai visto” e l’uomo, non appartiene solo al Cristianesimo e di conseguenza ne rafforza il paradigma della loro esistenza e del loro ruolo cosmologico.
Angeologia e concezione galileiana dello spazio
Al termine della relazione ho rivolto anch’io una domanda, come al solito un po’ provocatoria,
volutamente provocatoria, citando Galilei che in uno dei suoi parla di un prelato che non accetta né il sistema tolemaico, né quello copernicano ma si contenta di attribuire agli angeli la ragione del moto dei corpi celesti.
Nel modo di pensare moderno, ho concluso, siamo figli di Galilei.
Don Spetia ha risposto ribadendo che solo una certa concezione filosofica, lo scientismo, pretende di spiegare il mondo senza angeli,
per il resto lo spazio delle diverse concezioni è aperta alla loro presenza, e comunque all’insufficienza della ragione a spiegare ogni cosa, …
Angelologia e mistero
Ma evidentemente il discorso, da me sollevato, era un po’ più ampio per il tempo che c’era a disposizione,
perché Galilei non negava lo spirituale ma lo confinava nello spazio della fede.
Ma d’altra parte, almeno nella parte cattolica del Cristianesimo, si cerca una sintesi tra fede e ragione,
una sintesi in cui lo spazio degli angeli non è più quello di muovere gli astri nel cielo,
ma è ancora quella di servire l’uomo e accompagnarlo,
come pensava anche il Socrate platoniano, nell’ade, che per noi Cristiani ha un nome diverso e certamente più piacevole, … Paradiso.
Certo è che se gli angeli avessero anche un ruolo nel cosmo, dificile pensare che la scienza abbia gli strumenti giusti per capirlo,
in effetti, anche se la cosa fa sorridere, l’aver scoperto che le orbite dei pianeti sono ellittiche
( e non circolari) non nega in se che ci sia una creatura intermedia che le spinga in quella orbita precisa,
ma qui si ritorna ad una delle cose più interessanti tra quelle dette da Padre Spetia nel suo:
“il mistero è mistero, non è solo quello che non ancora conosciamo”.
Angeologia e verità
Altra frase molto bella, ma su cui c’è molto da discutere e approfondire,
rispetto anche ad uno dei paradigmi del Cristianesimo che forse può essere proposta come risposta ad una domanda fatta dopo la mia,
sulla differenza tra Spirito e spirito angelico ( per esempio nelle ispirazioni).
La differenza è nella promessa di Gesù dello Spirito come Colui che svelerà la Verità tutta intera,
e cioè se stesso (Spirito) in relazione alle sue distinte persone da cui procede ( il Figlio e il Padre).
L’angelo ispirando attinge dall’Ispiratore, dalla Verità, dallo Spirito di Verità,
Verità che non crea ma comunica, partendo dall’eterna comunicazione tra il Padre e il Figlio che è lo Spirito.
A questo punto si pone naturale la domanda, perché gli Angeli, perché l’uomo, spero di poterlo sentire nelle prossime lezioni del corso, … 😉
Se qualcuno ha fretta però puo cominciare a leggersi il libro di Dionigi a pag. 49 per esempio, dove parla di deificazione.
Claudio Pace Terni 28 2 2015 su Angelologia
Il relatore ha accenato ad una scena del film ‘Il cielo sopra Berlino’ quella relativa alla biblioteca,
film che sottende forse una concezione un po’ new age dell’angelologia … anche di questo se ne parlerà al corso
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