Bob Dylan Nobel letteratura 2016
Bob Dylan
Se c’è una generazione che ha vissuto più delle altre i cambiamenti venuti fuori dal Concilio Vaticano II nella liturgia della Chiesa, quella è la mia.
Negli anni 60 la lingua con cui si celebrava la Messa non fu più il Latino ma l’Italiano insieme a tutte le lingue del mondo dei luoghi in cui veniva celebrata.
Fu proprio nel 1970 che il beato Paolo VI promulgò il nuovo Messale Romano mentre, seppur non previste dai libri liturgici, furono introdotti in chiesa durante la celebrazione della Messa canti e melodie prese tout cort dal mondo della musica leggera e pop.
E non solo canti, anche gli strumenti musicali, chitarre elettriche, bassi elettrici e … batteria compresa, entrarono di prepotenza nelle chiese, per uscire dopo un po’ con il passare della moda della cosiddetta Messa Pop.
In realtà la Sacrosanctum Concilium aveva esaltato il Gregoriano e in sub ordine il canto polifonico, citando di sguincio anche il canto popolare religioso.
Quelle che seguono le testuali parole del testo conciliare.
Canto gregoriano e polifonico
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica, a norma dell’art. 30.
117. Si conduca a termine l’edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un’edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un’edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese più piccole.
Canti religiosi popolari
118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.
Ma le parole del documento, specie nelle periferie esistenziali, furono tenuto poco in conto, alcune canzoni di contenuti non proprio ortodossi venivano cantate tranquillamente durante la Messa.
Ci furono nuovi generi di canti liturgici (almeno nella prassi), quelli pop, ma anche canti provenienti dai movimenti come quello dei focolari, dei neocatecumenali, del rinnovamento nello spirito e vari altri come quelli provenienti da Taizè, il primo monastero fondato da un protestante che accoglieva e accoglie monaci di diverse confessioni cristiane.
Dio è morto
Non c’era libretto di canti fai da te per la Messa che non la conteneva anche se apparentemente quel risposta non c’è poteva sembrare un discorso poco cristiano … se non per la denuncia del male della guerra, dell’odio, del massacro dei bambini innocenti.
Forzando un po’ il testo nel to Blow e nel Wind, letteralmente il verbo soffiare e il vento, si possono ravvisare degli echi della funzione e del ruolo dello Spirito Santo che soffia come il vento, come nella sentenza di Gesù che parla a Nicodemo Gv 3,8 : Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.
Inculturazione
Ma non è solo l’eco della parole care al Cristianesimo, il Vento, il soffio, ma anche la filosofia tipicamente Cristiana di assorbire la letteratura, la filosofia, i valori del mondo per poi incarnarne in essi la Parola, la Parola di Dio che si incarna non solo in un uomo, ma in una cultura quella ebraica, e si trasmette in tutte le culture che verranno e che l’accoglieranno come tale.
D’altra parte nella stessa Bibbia vi è un accoglienza dei mondi assiri e babilonesi ed egiziani, le preghiere eretiche per l’antica religione egizia rivolte al nuovo e unico dio sole si rivolgono nei salmi al Dio Unico, a JH a cui va l’Hallel, la lode di tutti i suoi fedeli, mentre il sole sposo prende il suo posto dentro il numero delle cose create dalla Parola Creatrice di Elohim.
Qoelet
E nella Parola, è Parola di Dio ispirata anche quella del Qoelet, che se fosse esistito il Nobel ai suoi tempi probabilmente l’avrebbe preso.
Leggiamo per esempio l’inizio del capitolo quarto, non potrebbe averlo scritto tout court qualche ateo o qualche filosofo pessimista dei nostri tempi?
Ho poi considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole. Ecco il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c’è chi li consoli.
Allora ho proclamato più felici i morti, ormai trapassati, dei viventi che sono ancora in vita; ma ancor più felice degli uni e degli altri chi ancora non è e non ha visto le azioni malvagie che si commettono sotto il sole.
Pur criticabile, soprattutto per aver perso un po’ il senso del sacro e della bellezza della liturgia, l’inculturazione dei canti di Dylan e degli altri nella Messa Pop, non era del tutto teologicamente sbagliata, come non è stato sbagliato premiare con un Nobel i testi di un cantautore che comunque ha influenzato un epoca, che appare ormai così lontana, come se il progresso tecnologico questo mondo lo avesse fatto invecchiare precocemente.
Bob Dylan e Giovanni Paolo II
La mia generazione di cattolici non si sorprese quando vide Bob Dylan cantare a Bologna davanti a Giovanni Paolo II.
Quello stringergli la mano dopo essersi tolto, in segno di rispetto, il cappello fu un gesto profetico; i suoni e le parole di un uomo, quelle di Bob Dylan, oggi premiate con un Nobel, si accordavano bene con le parole di un Papa aperto alla cultura e agli uomini come lo fu il papa venuto da un paese lontano, anche se non proprio dalla fine del mondo.
Claudio Pace Terni 14 Ottobre 2016 Bob Dylan