Caro Abba
Alcune riflessioni per ringraziare Padre Emanuele D’Aniello,
a cui la comunità diocesana di Terni, quella francescana
e quella dei suoi parenti, oggi ha dato l’ultimo saluto…
C’è una pericope del Vangelo di Luca Lc 17,11-ss che racconta di dieci lebbrosi
che chiedono ed ottengono da Gesù la guarigione mentre con fede eseguono il comando di Gesù
di andare a presentarsi dai sacerdoti, che è il precetto che prescrive la Torah nel caso che ad un lebbroso avvenga una guarigione .
Solo uno di loro, un samaritano, straniero ed eretico, vedendosi guarito, d’istinto, decide di ritornare subito da Gesù per ringraziarlo,
rimandando a dopo l’adempimento rituale che pur Gesù stesso gli aveva ordinato di fare.
Mi è venuto in mente questo episodio del Vangelo, mentre a conclusione dei suoi funerali,
ascoltavo le toccanti parole pronunciate in ricordo di padre Emanuele,
espresse mediante la lettura di alcune lettere inviate per l’occasione
o pronunciate dal vivo, come suggerrite al momento dal cuore.
Mi sono chiesto infatti che cosa avrei avuto da dire,
se fossi intervenuto pubblicamente come gli altri,
non esssendo stato un suo parrocchiano ma avendo usufruito,
in ben due occasioni come gruppo Assisi nel Vento, della sua accoglienza e della sua ospitalità.
Grazie
Beh avrei dovuto dirgli semplicemente ‘grazie’
perché quando mi sono presentato a lui per esporgli il mio progetto di rappresentare i cantici di amore,
il cantico dei cantici e i versi dei cantici di amore dell’antico Egitto, mi ha dato subito fiducia
e dopo aver sentito la commissione cultura della parrocchia, mi ha permesso di farlo.
E non solo me lo ha permesso, si è goduto il recital, ed è intervenuto per dire la sua sull’argomento biblico che molto gli stava a cuore.
Padre Emanuele mi volle dare anche la copia di uno studio teologico sul cantico dei cantici che lo aveva molto colpito.
Nel video che segue le sue parole di commento, semplici ed efficaci,
esposte alla conclusione dell’evento insieme con la sua benedizione, che adesso dal cielo non ci farà mancare insieme alla sua preghiera.
Caro Abba
Tra le testimonanianze, quella che mi ha colpito di più è stata quella di una catechista, Nadia, che ha riferito dei messaggi su whatsapp,
in cui padre Emanuele, utilizzava il suo inconfondibile stile di chiamare Dio, con il termine Abba,
seguendo le parole della lettera ai Romani, in uno dei passi più pneumatici del nuovo testamento:
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura,
ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!“.
Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.
E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo,
se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente
non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. Rm 8,14-18
La danza è nell’Icone della Trinità
Questo il testo del messaggio whatsapp di Padre Emanuele citato nella testimonianza, un po’ criptico nella sua seconda parte;
Caro Abba ti ringraziamo per la tua famigliarità in Gesù e nello Spirito e in noi. Abba canta e danza. La danza è nell’ icona della Trinità con i piedi si muovano ballare poco si descrivono purtroppo
A me piace pensare che alludesse all’Icone della Trinità di Rublev che nasconde dei ‘movimenti ardenti d’amore’, come abbiamo accennato in uno dei nostri passati convegni ‘Assisi nel Vento‘.
Un tema che speriamo di approfondire ulteriormente magari riflettendo su questa danza intravista chissà nei piedi degli angeli della Trinità veterotestamentaria di Rublev.
Danzare da Dio
Certo è che la danza dal punto di vista della mistica è il vertice di quello che accade in cielo a coloro che sulla terra hanno scelto ‘la parte migliore’ (come padre Emanuele) e che anche in Cielo sceglieranno la parte migliore.
Qui sulla terra si sceglie fra bene e male, in Cielo si sceglie fra bene e meglio, fra meglio e sublime, fra sublime e incanto, fra incanto e canto, fra canto e gloria, fra gloria e deificazione, fra deificazione e danza… (Cit. dalla spiritualità di Franca Cornado)
Può meravigliare forse che la danza superi il top del destino degli uomini ‘diventare dei‘ suggestione che non per caso ha permesso al serpente di indurre in tentazione Eva. Proprio perché Eva ed Adamo erano destinati a questo, a diventare come Dio, che la tentazione ha funzionato. Diventare dei è l’obiettivo finale dell’uomo, ma la strada da seguire non è quella della disobbedienza a Dio.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. 1Gv 3,2
Se in un certo senso la danza supera la deificazione, è perché è la cosa che avvicina di più ai movimenti di amore tra le persone della Trinità, movimenti che sono stati la causa prima dell’esistenza del creato… perché, prima che lo spazio e il tempo fossero, il loro amore cosi perfetto, combustibile di un incendio che non si estingue mai, aveva bisogno di amare qualcosa in più che loro stessi, qualcosa in più come il creato, la sapienza creata, l’uomo, l’unico essere in grado di ‘danzare’ come loro, di amare come Loro, perché creato libero di amare e di non amare, presdestinato ma non obbligato a diventare come Dio.
Diventare come Dio
Diventare come Dio, sì, è il destino di Padre Emanuele e di tutti quelli che seguono consapevolmente o inconsapevolmente la strada della croce…, ma è proprio diventando dei che si danzerà, che si entrerà nel vortice d’amore tipico della Trinità.
Una danza che già ci annuncia la Parola di Dio in un salmo, il salmo 87(86) che dopo aver fatto le lodi della città di DIo conclude:
[5] Si dirà di Sion: “L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda”. [6] Il Signore scriverà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”.
[7] E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”.
Concludo queste riflessioni, forse un po’ criptiche, con il messaggio che padre Emanuele mi ha inoltrato per ricambiare i miei auguri di Natale e che in prima lettura ricordo mi lasciò perplesso, perché di solito si scrive ‘Caro Claudio… ‘ invece padre Emanuele parlava ad Abba e condivideva il suo parlare con Dio a tutti.
Caro Abba ti ringraziamo di cuore per amore della tua famigliarità in Gesù e nello Spirito Santo e in noi: Benedetto il Signore: il suo amore per me ha fatto meraviglie della vita. Prezioso Salvatore Gesù bambino nell’amore del Abba. Scopriamo le meraviglie dell’Amore dell’Abba. Beato popolo di Dio pace e bene.
Claudio Pace 28 1 2023