Papa Francesco e la restituzione delle chiavi di Pietro
Papa Francesco è sulla cattedra di Pietro da pochi mesi ma il bombardamento mediatico sulla sua figura e il suo carisma mediatico, la capacità cioè di riuscire a comunicare con le persone anche attraverso i media, fanno sì che tanta gente, compreso il sottoscritto, abbia l’impressione che sia lì da tanto tempo, come una persona di famiglia che conosciamo fin da bambini.
Media o non media, Papa Francesco, l’orientamento al suo pontificato lo ha dato in modo chiaro e inequivocabile, in continuità con il magistero dei precedenti papi, anche ‘intellettuali’ come Papa Paolo VI e Papa Benedetto XVI (vedi Lumen Fidei) ma con il vigore apostolico dei Papi ‘Giovanni’ del secolo appena trascorso. a cominciare proprio da Giovanni XXIII, che fu il primo ad aprire il dialogo con tutte le confessioni religiose cristiane, in vista di una unità dei credenti auspicata dallo stesso Gesù, l’Ut Unum Sint, e il primo papa capace di dare, guardando la luna, una carezza a tutti i bambini del mondo. Giovanni XXIII aprì, dopo secoli di divisioni e incomprensioni, le porte del dialogo ad altri credenti come gli ebrei.
Giovanni Paolo primo, che nella breve età della luna, papa cuscinetto tra due ere, ha dato un imprinting pastorale alla cattedra petrina mai più cancellabile, rendendo protagonisti i bambini delle suecatechesi. Giovanni Paolo primo, non dimentichiamolo, da patriarca di Venezia, difese le banche cattoliche del Veneto da una speculazione non consone agli ideali di chi le fondò, e se avesse avuto tempo, avrebbe certamente messo a posto le questioni economiche interne alla Santa Sede che sono ancora oggi oggetto della massima attenzione di papa Francesco …
Torrente Serra e il Consorzio del Tevere Nera: tutta colpa del Barbo.
Torrente Serra : la pulizia del tratto cittadino che attraversa la città di Terni in corrispondenza dl più grosso insediamento industriale di tutta l’Umbria se non del centro Italia, le acciaierie di Terni sono di competenza del consorzio di bonifica del Tevere Nera! Ma solo per questa volta dopo un accordo di programma che è stato fatto lo scorso ottobre tra Consorzio e Provincia, e che prevede un importo complessivo di spesa che si aggira sui 10.000 Euro. Ho approfondito la questione recandomi personalmente agli uffici del consorzio, dopo aver pubblicamente denunciato lo stato della vegetazione che ricopre quasi interamente e pericolosamente il tratto in questione e letto su i social media dei commenti al vetriolo come questo di un certo Sergio L. : ‘Io abito in via Campania dal 2004 ed ancora non abbiamo uno straccio di regolamentazione del traffico ne uno straccio di manutenzione stradale . Però in busta paga ogni mese pago le tasse . Per quanto riguarda il Serra la domanda che mi sorge spontanea è : ma la tassa tevere nera perché cavolo la paghiamo‘. Sono stato ricevuto con molta cordialità e cortesia dal direttore Pagliari e dal geometra Trappetti ed ho avuto tutta la documentazione richiesta e la spiegazione del perché il consorzio nonostante l’accordo siglato non si sia mosso. La colpa è del Barbo, e non è una battuta, una legge regionale la 15/08 all’art. 23 comma 3 proibisce gli interventi in alveo e sulle sponde nel periodo riproduttivo di questo pesce che è compreso tra il primo aprile e il trentuno di luglio. In Italia si sa si possono anticipare le sentenze della cassazione ma non la pulizia di un torrente, Berlusconi forse è meno importante di un pesce Barbo! Per carità felice di sapere che le leggi sull’ambiente vengono rispettate alla lettera e che almeno per questa volta il problema è risolto, ma preoccupato di sapere come sarà gestito il problema la prossima volta, nel caso che il governo Letta riuscisse ad abolire le province. Le forze della natura si sa non conoscono le leggi dell’uomo e i confini amministrativi, se l’uomo non provvede a farlo ci pensano loro a modo loro, l’alluvione di Genova del 2011 docet. Mi chiedo anche se invece di accordi volta per volta, il tanto contestato, ma a mio avviso utile consorzio, non possa farsi carico per sempre della zona urbana del Torrente Serra e del Tescino, i cui abitanti, come il sottoscritto, sono inclusi nella zona di contribuzione del Tevere Nera. Per la cronaca sono andato via con un’altra buona notizia per la nostra circoscrizione, l’avvio alla conclusione di una pratica di completamento di interventi di riparazione dei danni causati dall’alluvione del 2005 sulle sponde dei torrenti Serra e Tescino con 50.000 euro prelevati dalla disponibilità della regione Umbria (d.g.r 175/2013) e dell’eccedente parte di circa cinquemila euro da parte del consorzio stesso del Tevere Nera. Una buona notizia che fa poco notizia, e che mi convince del fatto che i 25 euro l’anno che ogni anno verso al consorzio in fin dei conti vengono spesi per il nostro territorio, certo meglio se ne facesse carico la regione ma peggio se il bacino idrogeologico del Torrente Serra fosse abbandonato a se stesso mettendo in pericolo la nostra sicurezza. Claudio Pace Terni 12 luglio 2013 Blogger Consigliere Prima Circoscrizione Terni Est Gruppo Consiliare PDL
PAPA FRANCESCO IN UMBRIA: UNA FERMATA ALLA STAZIONE DI TERNI?
Papa Francesco in Umbria, ad Assisi il prossimo quattro ottobre, è un avvenimento importante per Assisi, la capitale della Pace dell’Umbria e del mondo, e per tutta l’Umbria che quest’anno renderà omaggio alla tomba del santo più famoso del mondo con la presenza, più che desiderata, di una figura che sta davvero illuminando il cammino di fede, consapevole e no, dei credenti e di chi è alla ricerca del vero. Dopo le visite di Giovanni Paolo Secondo e di Papa Benedetto, ecco la visita di Papa Francesco in Umbria che probabilmente avverrà in treno, proseguendo una tradizione già iniziata con il prossimo santo, Giovanni XXIII. Mi auguro che si abbia la possibilità di avere una breve fermata del Papa che viene in Umbria dalla fine del mondo, nella nostra stazione di Terni. Poco importa che non scenda nemmeno dal treno o che scenda pochi secondi un attimo vicino alla statua, che dei devoti fedeli del terz’ordine francescano vollero erigere proprio sul binario di una linea ‘periferica’ che collega Terni a Rieti e Sulmona passando attraverso Cospea, Marmore, Piediluco e la Valle santa reatina il luogo di tanti incontri tra i papi e san Francesco e dove fu inventato il presepe e composto il cantico delle creature. L’importante è che si fermi e benedica e apra i cuori e le menti delle persone per trovare soluzioni ai molti problemi che si vivono nel mondo del lavoro e del non lavoro, della drammatica situazione dei giovani tra i quali molti ormai non studiano e nemmeno cercano più un posto di lavoro. Vale la pena ricordare che il servizio ferroviario viene fatto dai lavoratori di Umbria Mobilità, società che sta vivendo un periodo di particolare crisi, e che polo chimico, siderurgico e industria delle acque vivono momenti di ansia per il loro futuro. La benedizione del Papa Francesco in Umbria a Terni, nella stazione di Terni protagonista mediatica delle note vicende delle manifestazioni per il futuro delle acciaierie dell’Ast di Terni, sarebbe un ulteriore piccolo ma significativo contributo in attesa di averlo anche noi nella nostra città, nelle nostre fabbriche e nel nostro duomo dove attende la resurrezione del suo corpo martoriato ed immolato, una lampada della fede il venerabile operaio nostro collega: ‘Giunio Tinarelli’! Benvenuto al Papa Francesco in Umbria anche da Terni!
Claudio Pace Terni 9 Luglio 2013 – Blogger Spero che i sindaci di Terni e di Assisi, Leopoldo Di Girolamo e Claudio Ricci, possano far pervenire al papa e al suo staff organizzativo questa ‘piccola’ richiesta. Nel link le immagini sfuocate di papa Benedetto che sfrecciava verso Assisi il 27 Ottobre del 2011 Mentre per le immagini della storica visita del Papa Giovanni Paolo Secondo a Terni del 19 Marzo 1981 ecco il sito, molto interessante del papa operaio. Questa foto in particolare è stata posta nella mensa delle acciaierie di Terni, i due operai che pranzavano con il papa furono estratti a sorte. Qui invece con il compianto vescovo di Norcia e Spoleto mons. Ottorino Pietro Alberti che tanti suoi fedeli, tra cui il sottoscritto, ancora ricordano con moltissimo affetto. Un autentico un infaticabile servo di Dio e del prossimo, che adesso è nel riposo di Dio
OUTOKUMPU ASSUME A CALVERT ovvero … Volevo andare in Alabama
Calvert in Alabama è una fabbrica di acciaio inossidabile, voluta dalla thyssenkrupp e dal governo americano interessato ad industrializzare una zona non floridissima degli US che è costata fatica e sudore costruirla, con ritardi e costi notevoli, e che adesso produce quello stesso acciaio che facciamo qui a Terni. Qualche anno fa Thyssenkrupp cercava personale all’interno dei suoi stabilimenti siti in varie parti del mondo, Germania, Italia, Cina, Messico, Brasile e nelle intenzioni del board tedesco di allora c’era quella di creare in Alabama un sito ‘multietnico’ dove lavoratori di varie nazionalità, in cui erano siti i loro stabilimenti, avrebbero dovuto collaborare alla riuscita di un nuovo stabilimento che aveva e forse ancora ha, programmi ambiziosi di sviluppo del mercato nell’intera America. Nessuno o quasi, voleva dirlo, ma tante persone, operai, impiegati, quadri e forse anche dirigenti, diedero la disponibilità ad andare in Alabama, ma nessuno ha mai saputo ufficialmente quanta gente fosse. E su questo autentico fenomeno sociale, il desiderio di espatriare, ogni tanto si scherzava e si scherza ancora il ‘Volevo andare in Alabama’ è un espressione di rammarico scherzoso per continuare ad affrontare la routine di lavoro all’interno dello stabilimento ternano. Ma lo scherzo era anche sui dettagli del lavoro, qualcuno descriveva i dpi (dispositivi di protezione individuale) e gli strumenti di lavoro: una palla di ferro pesante da legare con una catena alla caviglia, una tuta a righe (come quella dei carcerati di Alcatraz) e degli enormi spazzoloni per pulire i denti degli alligatori. Insomma tanto materiale per un film di Paolo Villaggio, che prima di essere un grande attore comico era dipendente di una nota acciaieria di stato ligure. Di questi anonimi richiedenti ne ho conosciuto due, uno, di livello quadro, giudicò insufficienti le condizioni economiche, l’altro che invece aveva accettato di mail in mail si è vista rinviare la partenza, dovuta ai ritardi della costruzione, finché capì che il suo sogno era sfumato. Mi è capitato pure di assistere a un litigio tra coniugi, uno dei quali, un collega aveva ormai deciso di andare dando la sua disponibilità mentre lei invece si diceva pronta a rompere la relazione perché non voleva rimanere sola mentre lui chissà come si sarebbe consolato … , avessero saputo dell’assoluta inutilità del litigio … Confesso che anch’io fui tentato, cercavano personale esperto dei sistemi di gestione qualità ma con esperienza sulle norme del settore automotive (ISOTS 16949) che però non avevo. Insomma questo Alabama è stato ed è un sogno infranto di molti ternani, che possono consolarsi del fatto che Outokumpu oggi cerca personale anche attraverso un filmato visibile in un sito internet americano. Chi vuole andare in Alabama e conosce un po’ di inglese può provare a contattarli, anche se la zona non appare decisamente tra la più bella degli Stati Uniti di America.
AST Terni non è e non deve essere come il vaso di coccio tra i vasi di ferro
AST Terni: Solo alcuni problemi della siderurgia italiana sono comuni a molte altre realtà non solo europee, siamo in un periodo di recessione, e la recessione colpisce tutti, specie le aziende siderurgiche che vengono definite cicliche, proprio perché più delle altre risentono delle condizioni generali del mercato. Il sottoscritto quando fu assunto in Terninoss, azienda antenata dell’AST Terni se così si può dire, nel lontano 1985, si sentiva dire dai colleghi più anziani che gli americani, comproprietari con finsider del comparto del freddo fino al 1986, se ne andavano perché era finito un ciclo e gli azionisti che avevano tanto guadagnato non volevano rimetterci nel mandare avanti una azienda siderurgica in un momento, allora come oggi, così difficile per il mercato.
Venticinque anni dopo i discorsi non cambiano per l’Ast Terni , cambiano gli scenari con attori che prima non c’erano. Brasiliani, cinesi, coreani, indiani, turchi allora non si consideravano concorrenti, oggi invece lo sono, hanno conquistato il mondo. Le lavorazioni del magnetico, per esempio, finiscono in Turchia, dove la manodopera costa decisamente meno e forse non c’è la stessa attenzione per i problemi della salute e dell’ambiente che in Italia fortunatamente c’è. In Italia nel settore, per anni, abbiamo avuto un panorama di coesistenza tra aziende medio piccole e grandi come l’Ilva di Taranto e la stessa AST Terni, oggi invece si sconta il fallimento di quelle che sono state le privatizzazioni fatte negli anni novanta, quando si pensava che lo stato non fosse più in grado di sostenere economicamente la siderurgia e che invece il mercato sì. Ma il mercato, è degli speculatori, qualcuno lo dimenticò e il mercato non ha le stesse finalità dello stato che deve interessarsi del bene comune dei cittadini e che può investire il denaro pubblico anche dove il denaro privato non sarebbe mai messo perché a rischio perdita. Adesso però non è più il momento di soffermarsi al passato, ma di guardare verso il presente prima e il futuro poi anche se le lezioni del passato non vanno dimenticate, e se questo vale per tutti lo vale di più per l’AST Terni. Il presente, purtroppo, va verso la concentrazione delle industrie e una sempre costante diminuzione di alcuni ‘output’ tradizionali come quello diretto verso l’automotive o il settore ‘bianco’ degli elettrodomestici per esempio, che va sempre più delocalizzandosi perché ahimè, per quanto si tratti e di discuta, solo una forte diminuzione dei costi della manodopera, della tassazione e della burocrazia (si pensi agli infiniti tempi legali per ottenere un recupero forzoso dei crediti) potrebbero invertire il declino economico industriale del bel paese, che invece continua ad essere il bel paese per pochi. Una corte che decide di cassare la tassazione delle pensioni d’oro e cancellare il lungo, lento e laborioso lavoro fatto dai due rami del parlamento, lasciando inalterato un sistema che ormai ha creato un abisso tra ricchi e poveri, tra occupati, per lo più vecchi, e giovani, per lo più precari, da l’idea di come siamo messi davvero male come capacità di attrazione di capitali e imprese da fuori e soprattutto capacità di uscire rapidamente alla recessione, non è stato un bel segnale e i media lo hanno praticamente ignorato. Hanno sotto il loro mirino la politica e non osano discutere di altro anche quando sarebbe giusto farlo. Vogliamo parlare del credito? Del disastro che hanno creato i trattati di Basilea, uno, due e tre con una stretta sul credito e un rialzo dei tassi di interesse che non ha messo al sicuro nemmeno le banche? Queste alla fine traggono anche loro il guadagno dal lavoro delle imprese e non dai pezzi di carta, i derivati, che rischiano di essere solo una moderna catena di sant’Antonio e che possono essere usati come strumento di pressione contro le democrazie. Se una banca internazionale muove un po’ di derivati o vende un po’ di titoli di debito di uno stato, lo mette in ginocchio e può far cadere i governi anche se democraticamente eletti. La concentrazione delle banche, in un sistema come quello italiano che è fatto da imprese, per lo più medio piccole, è stato davvero un guaio per l’intera economia italiana. Per gli imprenditori locali non c’è più una banca locale che li conosca bene e che è capace di dare fiducia a chi è veramente nel bisogno e non è in grado di dare quegli asset che le banche vogliono. E purtroppo non si vuole tornare indietro, e si dimentica che non siamo negli Usa ma negli stati non uniti di Europa, dove ogni stato, se non regione, fa solo i suoi interessi e vede gli altri stati come concorrenti e l’Europa come un concentrato di lobby e di potentati.
In questo contesto Terni non è e non deve essere come il vaso di coccio tra i vasi di ferro di manzoniana memoria. L’ Umbria è compatta e unita, ha già fatto sentire la sua voce con le manifestazioni di piazza e con le dichiarazioni dei suoi massimi esponenti e non è disposta ad accettare qualunque soluzione purché si salvi qualche posto del lavoro. La lezione venuta dalla vertenza del magnetico è servita! Che siano due T, AST Terni – Tornio, con riferimento a quel piano bocciato dall’antitrust che perlomeno garantiva la saturazione dello stabilimento dell’AST Terni con la produzione del ferritico, che siano le 3 T, che si dice siano comprese nel piano Tajani (Taranto, Terni e Trieste), il bel paese deve mantenere la sua forza nella siderurgia che è strategica a prescindere e Terni vuole politiche industriali chiare da uno stato che venti anni fa commise l’errore di svendere i suoi asset allo straniero , allora non si chaimava AST Terni ma solo Terni, senza garanzie di sorta.
Per il momento ci sono solo indiscrezioni, bocche cucite, qualcuno sa qualche mezza cosa, “quelli che contano e che sanno” sappiano però che la gente di Terni vuole un futuro per il polo siderurgico, un futuro che magari preveda il ritorno a lavorazioni come quella del Titanio o del Magnetico, che diversifichino il rischio di fare solo inox. In questo senso anche i fucinati vanno salvaguardati e per una ragione anche di cultura industriale: sbagliato perdere le conoscenze tecnologiche in questo settore che con una ripartenza della domanda energetica potrebbe all’improvviso ripartire.
Cosa dice l’Europa in tal senso? Cosa dirà l’Aperam messo che Outokumpu accetti la sua offerta fino ad oggi considerata irricevibile? Si presentino con un piano industriale serio e credibile!
E a questo futuro vanno legati i servizi! E non solo per l’AST Terni. Il sottosegretario umbro ai trasporti compia, con il ministro Lupi, il miracolo di concretizzare il collegamento stradale-ferroviario (per le merci) al porto di Civitavecchia con l’Umbria e l’università di Perugia delocalizzi completamente la sua facoltà di Ingegneria a Terni, che i soldi spesi per altri corsi sono soldi veramente spesi male mentre sarebbe giusto che il dipartimento di Ingegneria stesse vicino ai luoghi dove il suo sapere da una parte serve, da una parte si arricchisce dal confronto con la realtà del mondo del lavoro.