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Via Crucis
È di nuovo quaresima, e con la quaresima nelle parrocchie, nelle comunità o singolarmente ricomincia quello che si chiama il pio esercizio della Via Crucis … Un ripensare il culmine del mistero cristiano, della fede cristiana, che è una fede materialista e non spiritualista che crede nella generazione della Parola dal Pensiero, dalla Mente di Dio, di questa Parola che si fa Carne, come abbiamo festeggiato poco più di un mese fa, perché attraverso la Carne e la Parola riscoprissimo, entrassimo nel Pensiero di Dio. Questo cammino meraviglioso del Verbo ha avuto il suo culmine nella Via Crucis, raccontata in tutti e quattro vangeli, anzi nel quarto Vangelo è circa la metà del testo se si considera l’ultimo discorso di Gesù nell’ultima cena.
Immagino gli Apostoli, le donne, i primi cristiani di Gerusalemme, ripercorrere le strade della via Crucis dove Gesù visse i suoi momenti più difficili, dove pur rimanendo Dio era come se Dio non fosse (kénosis), come fosse solo uomo, l’unico uomo capace di sperimentare fino in fondo l’abbandono totale da parte di Dio.
Credo che nessun mistico o santo che sia, abbia mai potuto e possa mai vivere quello che ha vissuto Gesù e non solo durante la via Crucis. Gesù che chiede ad ogni uomo di vivere la sua vita, il suo più o meno grande fardello di sofferenze, in comunione con le sue, come diceva San Paolo, che di sofferenze ne conobbe moltissime, completare con i propri patimenti, le sofferenze di Cristo.
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