Pace in Italia e tra pocu in tuttu lu monnu Una poesia di Maurizio Viola
Pace in Italia e tra pocu in tuttu lu monnu Una poesia di Maurizio Viola
Pe’ avecce Pace ce stà chi prega ‘n chiesa
e chi ‘nvece armane chiuso drento casa
noi purtroppo ne questo ne quello c’emo Pace e nun è manco tantu bello
stavorda s’è missu ‘n testa de levà la corrente
perché ‘na macchina lavoraa e una ‘n facea gnente
proprio mo che annava tuttu bene
ché ogni automatismo funzionava come convene
ducento servere che se parlono senza problemi
più de mille foji de flow e de schemi
doppo tanti affinamenti e risoluzioni
e come volesse taja da soli li cojoni.
Domenica 19 Febbraio 2006
Domenica 19 ore 15, 15 e trenta
drento l’aspasiel de gente se ne vede tanta
vene giù Ariatta da Milano co lu giravite su le mano
Diamanti che pe’ annà appresso a Famoso e Gandola
s’è consumato le scarpe co’ tutta la sola
visto po’ che je se facea troppo tardi
ha chiesto aiuto a Gentili e anco a Nardi
Sabbrina a dirige l’operazzioni e li movimenti
co’ Alberto e Sabbrino a daje li suggerimenti
fino a qui ‘gni cosa come era stata programmata
come che dovea annà è annata
lu bruttu è stato quanno è artornata la corrente
dovea arpartì tutto ‘n vece nun è arpartito gnente
c’è voluto l’intervento de li soliti specialisti
Baldo, Crisostomi, De Calisti
Monia Trombettoni e du elettricisti
Tacchia, Viola, Monticelli
Sempre presenti a tutti l’appelli
po’ Vincenti, Leonardi e Giovannini
assieme a Luca Proietti e a Boldrini
Vaffa finale
sembrava ‘na cosetta facile come due più due fa quattro
levato Diamanti che stea de turno in tutto erimo ventiquattro
e lunedì matina ‘mbò dritti ‘mbò storti
a mezzogiorno ancora stemo a contà li morti
è vinuto giu Pace, giu la bomboniera
a cercà giustificazioni pe lu lavoro de ieri sera
volea avecce ragione testardo più de un mulu
finacché uno ja dittu: Ah Claudio, ma vaffanculu
Maurizio Viola Pace in Italia e tra pocu in tuttu lu monnu
(dopo i lavori all’impianto elettrico di un data center di Terni fatti il 19 Febbraio del 20o6)
Il Sultano respinge il battesimo, come confermano le altre fonti, ma solo perché teme per la sua
vita e per quella di San Francesco e dei suoi frati, e :
“… Disse allora santo Francesco: « Signore, io mi parto ora da voi, ma poi ch’io sarò tornato in mio paese e ito in cielo, per la grazia di Dio, dopo la morte mia, secondo che piacerà a Dio, ti manderò due de’ miei frati, da’ quali tu riceverai il santo battesimo di Cristo, e sarai salvo, siccome m’ha rivelato il mio Signore Gesù Cristo. E tu in questo mezzo ti sciogli d’ogni impaccio, acciò che quando verrà a te la grazia di Dio, ti truovi apparecchiato a fede e divozione ». E così promise di fare e fece.
1856
Fatto questo, santo Francesco torna con quello venerabile collegio de’ suoi compagni santi; e dopo alquanti anni santo Francesco per morte corporale rendè l’ anima a Dio. E ‘l Soldano infermando sì aspetta la promessa di santo Francesco, e fa istare guardie a certi passi, e comanda che se due frati v’ apparissono in abito di santo Francesco, di subito fussino menati a lui. In quel tempo apparve santo Francesco a due frati e comandò loro che sanza indugio andassono al Soldano e procurino la sua salute, secondo che gli avea promesso. Li quali frati subito si mossono, e passando il mare, dalle dette guardie furono menati al Soldano. E veggendoli, il Soldano ebbe grandissima allegrezza e disse: « Ora so io veramente che Iddio ha mandato a me li servi suoi per la mia salute, secondo la promessa che mi fece santo Francesco per revelazione divina ». Ricevendo adunque informazione della fede di Cristo e ‘I santo battesimo dalli detti frati, così ringenerato in Cristo sì morì in quella infermità, e fu salva l’anima sua per meriti e per orazioni di santo Francesco.”
Dialogo o proselitismo
Con l’occasione ho riletto tutti gli episodi delle fonti francescane che riguardavano questo incontro,
tra Francesco e il Sultano, che da alcuni viene letto come il prototipo del dialogo interreligioso,
e da altri invece viene visto in modo del tutto opposto come un momento di ‘proselitismo‘.
Damiata
Così come la profezia inascoltata della sconfitta dei cristiani a Damiata viene letta oggi come una condanna
ante litteram delle crociata e del loro spirito militaresco, cosa che però non traspare immediatamente
dalla lettura delle fonti dove è possibile trovare il riporto di dichiarazioni di approvazione di San Francesco (FF2691),
sulla cui veridicità storica possiamo ampiamente discutere, ma non possiamo discutere sul fatto
che all’epoca di fatti, ‘non approvare le crociate’ era considerato come minimo un atto di disobbedienza al papa.
La questione non è una questione di ‘lana caprina’, merita più una di riflessione storica e teologica
che deve aiutarci anche a vivere i fatti storici di oggi, a capire la giusta linea di confine tra il dialogo e il proselitismo,
tra il rispetto della fede degli altri e l’annuncio della fede in Cristo e nella Santissima Trinità.
La leggenda del sultano moribondo
Tornado all’affresco conservato nella sala delle conferenze di Rieti,
c’è una piccola ma significativa variazione rispetto al racconto dei fioretti,
è santo Francesco stesso che si vede nel confortare il sultano moribondo steso sul suo letto!
La presenza dell’aureola nel capo di Francesco, ne identifica il suo appartenere già al Paradiso
e alla trascendenza, i due angeli ratificano questo status nuovo del santo,
ma al contempo nobilitano la missione di chi come i due frati del sultano moribondo
conforta gli agonizzanti e da loro il viatico e l’estrema unzione.
Sorella Morte
Insomma un invito ai fedeli, alla vicinanza ai sacramenti, specie nell’ora della morte
per giungere in quel paradiso dove li attende già San Francesco
colui il quale dopo aver cantato con parole sublimi le meraviglie del creato
dichiara:
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate
Non avere paura
Forse il quadro non voleva esprimere solo i risultati della fede e del coraggio della predicazione di San Francesco
ma volava invitare i fedeli a non aver paura della morte,
che il santo padre Francesco sarebbe stato presente ai suoi figli con i suoi angeli,
di non aver paura di chiedere per i propri familiari moribondi la presenza di un sacerdote,
e ai frati di avere coraggio nella predicazione, ma anche tanta pazienza,
perché la conversione di un cuore alla Misericordia di Dio alle volte richiede molto tempo.
Claudio Pace 30 9 2018 sul sultano moribondo della sala conferenze del palazzo papale di Rieti