Compress Una istruzione per i computer degli anni 80
Compress
Certe notti,
che non hai voglia di andare a letto,
anche se gli occhi sono stanchi.
e hai ancora voglia di pensare e non ancora di sognare,
e ti piace ascoltare della musica
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=St6jyEFe5WM[/youtube]
e interagire con chi non conosci
con i tasti di un computer
con uno schermo accesso
con uno schermo acceso sul mondo
con uno schermo acceso che ti nasconde l’anima
che disperata vuole parlarti
e vuole dirti tante cose.
Quando iniziai a lavorare con i computer
una trentina di anni fa
anche loro avevano bisogno di riposare
e facevano il “compress”.
Lo facevano perché usandoli continuamente
la memoria che era a nostra disposizione,
davvero poco rispetto a quella che abbiamo oggi,
si frammentava e la paginazione era tale
che se non si faceva il compress,
se non si faceva riposare il computer
si lavora sempre più lentamente
fino al punto di doversi fermare.
È forse per questo che andiamo a dormire?
Per fare il compress dei nostri ricordi, delle nostre emozioni, delle nostre reazioni?
Per cancellare o flaggare come cancellato quello che non ci serve
e trovare lo spazio per quello che ancora ci aspetta.
Pensando al compress, al sonno e al sogno e alla nostra complessità, continuo a non capire coloro che credono che la nostra esistenza possa essere frutto del caso, di una coincidenza di circostanze che si sono verificate con il tempo nella materia e non credono ad un Dio creatore della vita e dell’uomo. Siamo troppo complicati e nello stesso tempo semplici per esserci inventati da soli.
Per i più curiosi il compress era una istruzione dei S/34 e credo anche S/36 dell’IBM ma che esisteva ed esiste tutto oggi con nomi diversi anche nei nostri iphone e che oggi facciamo con delle app più o meno sofisticate.
Buon compress, pardon Buona Notte a Tutti
Claudio Pace Blogger Terni 29 07 2015 sul Compress
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