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Dire celeste e dire terreno Scienza fede e … Lenr per la difesa del creato

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Leopardi

Questi versi poetici che tutti abbiamo studiato sui banchi di scuola, quante problematiche di scienza e fede nascondono:

Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.

E chi conosce un po’ Leopardi e lo sa leggere al di là delle mitizzazioni operate in sede romantico-risorgimentale, sa che la famiglia di Leopardi era una famiglia ligia alla Chiesa ma aperta alle scienze che erano proibite solo perché per studiarle ci voleva un permesso del vescovo, permesso che tutti gli interessati avevano senza problema. Tanto era l’interesse del padre di Leopardi per queste scienze, che istillato nel figlio, lo aveva reso meritevole di ricevere una richiesta da parte dell’università di Pavia per insegnare ‘Scienze Naturali’, cosa che non fece per ragioni di interesse e di clima, assai proibitivo per la sua salute malferma.

Sì può dire, per riprendere la metafora di Antiseri sull’indagine, che nelle poesie di Leopardi c’è un continuo chiedere ad un Dio ignoto, ad un destino, a se stesso, al subconscio singolo o collettivo, cosa c’è dietro il mistero della vita, del sentimento, dell’emozione … della morte che crudele spegne ogni forma di bellezza, di musica, di armonia, di gioia, di consolazione.

E d’altra parte con lo scorrere dei secoli, l’indagine si imbarbarisce fino ad usare gli uomini vivi come cavie, cosa avvenuta purtroppo non solo durante gli anni dell’olocausto e della guerra fredda ma anche dopo, mentre oggi giustamente ci si chiede fino a che punto si può utilizzare un animale sensibile come un cane per effettuare esperimenti che dovrebbero poi fare del bene agli uomini.

Se si pensa che in epoca medioevale quelli che utilizzavano i cadaveri per fare delle indagini a carattere anatomico venivano guardati con molto sospetto, e anche questa cosa, giudicata con le categorie dell’epoca e non contemporanea, va vista in una visione del mondo che vedeva il corpo come sacro, perché Dio si era fatto corpo e quel corpo veniva custodito e adorato in tutte le chiese nel mondo e nei cimiteri i corpi degli uomini, anche i pezzi,  come la gamba del miracolato che riebbe dalla Madonna del Pilar la gamba amputata e seppellita, venivano custoditi come sacri.

Nell’epoca in cui si sarebbe dovuta celebrare la morte di Dio, annunciata da Nietzsche e da altri in cui il lume della scienza e della ragione dovrebbero aver cacciato come superstiziosa la religione, ogni forma di religione per altro giudicata portatrice di guerre e divisioni, Dio proprio non riesce a stare fuori gioco e rientra in campo nelle affermazioni relativistiche sul suo non giocare a dadi,  o sul bosone dichiarato di Dio che dovrebbe spiegare ogni cosa su come è veramente fatta la materia nel seno, del seno, del seno di essa stessa.

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