Don Carlo Romani
(Terni 13 maggio 1930 , 31 gennaio 2024 dall’anniversario della Madonna di Fatima, alla festa di Don Bosco).
La morte di Don Carlo Romani, per molta gente che vive a Terni è stata come la morte di un familiare, di una persona molto ben conosciuta,
di una persona sempre disponibile all’ascolto, sempre vicina… e non solo a Terni vedi link in inglese che dà notizie della sua morte.
Giunio Tinarelli
Don Carlo, era anche una specie di bancomat della storia, quando avevo qualche dubbio,
qualche curiosità sulla storia di Terni,
chiedevo a lui che mi dava sempre una risposta.
E così è stato anche quando sono andato a trovarlo l’ultima volta a casa sua
per avere qualche notizia in più su Giunio Tinarelli, che lui conobbe personalmente quando era un giovane prete,
anche in funzione di un testo teatrale che avevo preparato da mettere in scena per dare onore al venerabile,
un testo la cui trama a lui era molto piaciuta, al di là del fatto che l’idea stessa di far conoscere di più
e meglio Giunio era una cosa che gli faceva molto piacere.
Raccontare Giunio
Che peccato non aver preso il cellulare per registrare il modo come lui raccontava l’incontro di Giunio
già curvo e zoppicante con la sua fidanzata ufficiale che fa finta di non riconoscerlo di fronte a due sue amiche,
o del suo andare al Rizzoli di Bologna con il treno o la macchina, non ricordava bene e tornare invece con l’ambulanza.
E quel mutismo di Giunio paralizzato sul suo letto di dolore, solo, senza la fidanzata, senza lavoro, senza futuro.
Solo l’intervento della mamma che chiama subito Don Antonio, l’apostolo dei giovani ternani,
riesce a fare uscire dalla comprensibile depressione, un giovane malato,
che in poco tempo diventerà un araldo del vangelo della sofferenza…
Don Carlo mi ha raccontato anche dei particolari sul suo modo di scherzare e sulla morte di Giunio.
Nonostante avesse saputo dalla Madonna e comunicato l’ora precisa del suo trapasso, nessuno gli credette.
Giunio morì da solo, come Cristo sulla Croce, la mamma sentì per strada dalla finestra di casa il suo forte ultimo respiro.
Poverina come poteva credere al suo Giunio che gli diceva l’ora esatta della sua morte e non pensare che era uno dei suoi soliti scherzi?
Dottore
Don Carlo Romani pur conoscendomi bene, piuttosto che chiamarmi ‘Claudio’,
preferiva chiamarmi ‘dottore’ per una sorta di educazione
e di rispetto tipica di quella generazione, che io non osavo contraddire.
Di solito chiedo sempre di darmi del tu e di permettermi di darmi del lei,
ma qualcosa mi faceva capire che a Don Carlo faceva piacere chiamarmi ‘dottore’,
come faceva piacere che io gli domandassi di Giunio Tinarelli o di Felicita Salvati,
una giovane donna patrizia morta in odor di santità,
una anima mistica sepolta in Cattedrale vicina alla cappella eucaristica,
talmente dimenticata che la sua lapide, che aveva destato la mia curiosità,
per un po’ di anni è stata coperta da un manifesto e solo da poco è di nuovo visibile al pubblico.
Don Carlo Romani e le sue omelie semplici
E che dire delle sue omelie?
Del suo intercalare ‘ecco allora’ …
‘ecco allora’ era l’intercalare che usava di più quando spiegava il Vangelo
e lo spiegava in modo che anche la persona più semplice che aveva davanti capiva la forza
e l’importanza dell’annuncio del Vangelo nella concretezza della sua vita quotidiana.
Ricordo come talvolta nelle omelie raccontava dei pezzi di storia della chiesa ternana
che nessuno ormai ricorda, perché accaduti diverso tempo fa,
ma che attraverso le sue parole sembravano accaduti ieri.
Una volta raccontò la storia del movimento miracoloso degli occhi
dell’immagine della Madonna custodita in una cappella laterale.
Raccontava il contesto storico del miracolo ma anche la sfida di alcuni giovani un po’ scettici
che si misero a guardare tutti insieme l’immagine finché insieme non videro quel movimento degli occhi nello stesso istante,
rimanendo ammutoliti e pentendosi subitamente del loro atteggiamento scettico e canzonatorio…
Pareva che fosse stato tra i testimoni dell’episodio che invece lesse in qualche resoconto storico negli archivi ecclesiastici.
Benedizione delle case nelle case
E la sua idea di distribuire l’acqua per la benedizione pasquale nelle case,
in modo che fosse il capofamiglia a benedire la mensa e la famiglia nel nome del Signore?
Un’idea semplice ed efficace!
Don Carlo Romani era una persona colta, era il top nella storia di Terni, specie della cattedrale di Terni
ma era umile e semplice, come sono le persone colte che sanno essere umili
perché consapevoli che tutta la loro cultura vale poco di fronte ad un atto di amore,
un atto di carità verso un povero, una attenzione verso una persona che magari vuole solo essere ascoltata.
Riposi in pace
Adesso riposa in Cielo, felice di poter incontrare il Signore che ha servito tutta la vita non solo nei suoi parrocchiani
ma in tutti i ternani che hanno avuto in lui sempre un punto di riferimento, una persona su cui poter contare.
Lo immagino nel trapasso accompagnato dalla Madonna, da San Giovanni Bosco, di cui si vantava essere stato un ex allievo,
da San Gabriele dell’Addolorata, di cui rivendicava la ternanità della sua famiglia,
da Don Antonio Lombardi e da Giunio Tinarelli, da Felicita Salvati e Madre Eletta, dai molti vescovi che ha conosciuto
o di cui ha conosciuto la storia e di cui lui qualche volta parlava,
come il santo vescovo Anastasio oscurato dalla fama di San Valentino
ma per il quale la chiesa ternana per anni ha nutrito una particolare devozione.
Il Signore ti conceda l’eterno riposo, don Carlo, e per queste nostre piccole e poverissime preghiere
‘un grado in più’ in paradiso dove se non sei già arriverai molto presto, .
Terni 31 1 2024 Claudio Pace
Gruppo Assisi nel Vento