Frate Placido Sartucci un uomo come tanti, un uomo come nessuno.
Frate Placido Sartucci raccontato in un libro di Stefano Spanò ma più ancora nelle testimonianze delle persone che hanno conosciuto Frate Placido, che si sono confessate da Frate Placido, che in Frate Placido hanno avuto il privilegio di avere come guida spirituale una persona che ha servito con umiltà il Cristo nelle persone che ha incontrato nel suo Speco. Dalle testimonianze è emerso una Frate Placido davvero Francescano, ammalato della stessa malattia di Francesco di Assisi, che vale la pena ricordare cominciò la sua vita pubblica riparando la piccola cappella di San Damiano, preparando la casa per la persona che più lo amò e per le sue sorelle … Cosi un politico, di quando la parola politica aveva la P maiuscola, ha raccontato questa sera del continuo chiedere di Frate Placido, dei cantieri di lavoro che alla fine riusciva ad ottenere, per migliorare la strada o per altre mille necessità che lo Speco e i suoi dintorni avevano. Un medico invece ha ricordato delle catechesi personali che ebbe da Frate Placido quando era ragazzo. Alla sua non ingenua domanda su quale fosse il più grave peccato, Frate Placido scrisse con il bastone la parola ‘Dio’ per terra e poi per fargli capire cancella la lettera ‘D’. L’uomo che fa diventare Dio il proprio Io e non si trasforma in Dio, rispettando i dieci comandamenti e valorizzando la sofferenza e l’obbedienza. Obbedienza che gli viene data nel 2005 quella di lasciare lo Speco, e che lui accetta prontamente, nascondendo il sacrificio grosso che gli veniva chiesto e dimostrando di amare più il Signore Crocifisso che lo Speco o qualsiasi altra cosa che non fosse Dio e il suo Divin Volere. Eppure era il Divin Volere che nel 1942, quando dopo aver visto il convento semidistrutto e aver deciso di tornare indietro, lo incontra, quasi come un ‘quo vadis’, e invita Frate Placido a tornare indietro e dimorare nel convento in quei momenti cosi difficile della seconda guerra mondiale. Di quell’epoca così triste ci sono ancora le testimonianze di alcune persone raccolte dai tedeschi in un paese vicino, pronte ad essere fucilate per rappresaglia a seguito di imboscate subite dai partigiani e di lui in mezzo che si fa avanti e che in tedesco cerca di mediare, riuscendo a guadagnare quel tempo necessario perché arrivasse alle truppe teutoniche l’ordine di ritirarsi alla svelta. Episodi che non hanno intaccato né la sua umiltà né il suo rapporto con Dio che riconosceva in ogni ospite che varcava la soglia del convento dello Sacro Speco di Narni, in perfetto spirito evangelico: qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli … anche un bicchiere d’acqua dato ad uno di questi piccoli perché mio discepolo non sarà senza ricompensa … ci sono alcuni che hanno ospitato degli angeli. E tra gli episodi uno piccolo e semplice, raccontato da una anziana signora di Spoleto, anzi dallo scrittore causa la sua timidezza, la quale aveva un serio problema alla guancia con un sospetto tumore benigno, che su consiglio del frate non si era mai tolto. Un consiglio un po’ azzardato si dirà, ma la signora dopo aver scritto le sue su frate Placido, che gli aveva regalato senza spiegargliene la ragione una pietruzza proveniente dalla grotta sacra, riscrive di nuovo perché quel sospetto tumore gli scompare e la pietruzza che aveva sempre vicino gli apparve più colorita dopo l’inspiegabile evento. Una coincidenza forse, ma sia nel racconto che nel gesto di frate Placido traspare quello spirito di semplicità tutta francescana che per fortuna scorre ancora nelle nostre valli umbre. Claudio Pace Terni 27 Luglio 2013 Blogger
Io l’ho conosciuto personalmente. Ti consiglio un giretto al paese di Vasciano per sentire cosa ne pensano i parrocchiani ….. e preparati a rimuovere questa scheda.
Non si può essere ‘simpatici’ a tutti. Cmq sia, anche laicissimamente parlando, bisogna dare a Padre Placido il merito di aver rimesso in piedi lo speco di Narni che ha rischiato di fare la fine di altri conventi diventati ruderi o, peggio secondo me, trasformati in agriturismo o altro. Anche per chi non crede la cultura e il mondo francescano sono un aspetto fondamentale della nostra cultura italiana, …
Ricevo e diffondo in rete. P. Giuseppe De Bonis, per alcuni decenni significativa presenza francescana nel territorio ternano, è deceduto nell’Ospedale di Terni martedì 30 agosto alle 3,00 circa. Infatti vari anni è stato nella Parrocchia di Sant’Antonio in Terni mentre la permanenza presso lo Speco di Sant’Urbano di Narni è stata caratterizzata tra l’altro dal proseguire i contatti con i diversi pellegrini e amici, molti dei quali erano legati a tale importante eremo francescano dai tempi di p. Placido Sartucci. Nato a Oppido Lucano (provincia di Potenza) nel 1941, fece la professione religiosa nei frati Minori dell’Umbria nel 1961 e fu ordinato sacerdote nel 1969 (cfr. fotografia allegata)
I funerali saranno celebrati mercoledì 21 agosto alle ore 11,00 presso la Chiesa di Sant’Antonio in Terni e alle ore 15,00 nella Basilica della Porziuncola in S. Maria degli Angeli, dopo di che la salma sarà tumulata nella tomba dei frati della Porziuncola presso il cimitero locale di S. Maria degli Angeli dove si trovano sepolti già alcuni frati originari di Oppido Lucano.