Gargano innevato dei santi Michele e Pio
Gargano innevato
Era davvero tanto tempo che non venivo a San Giovanni Rotondo, pur distante solo quattro ore e mezza di macchina dalla città dove vivo, Terni, è una di quelle mete che ho davvero trascurato.
Forse scegliendo i giorni meno adatti dal punto di vista meteo due giorni, proprio alla fine dell’anno passato, sono riusciti a trascorrerli sul Gargano, in compagnia della neve, di tanta neve abbondante, che però ha reso ancora più bello e affascinante il luogo.
Lo confesso, ero curioso di vedere la nuova chiesa di San Pio costruita sulla base di un progetto di Renzo Piano, e la nuova tomba di Padre Pio e rivedere i luoghi che altre volte avevo visitato.
Ma prima di recarmi a San Giovanni Rotondo, in compagnia di un familiare, era doveroso passare nel santuario di San Michele, un santuario così ricco di spiritualità e di storia.
Una storia legata ai normanni e pertanto anche alla Sicilia, mia terra di origine, che al tempo dei Normanni fu davvero al centro del mondo per l’importanza politica ed economica che con il loro governo aveva raggiunto …
Al santuario di San Michele sul Gargano sono arrivato di sera, una sera davvero gelida dovuta ad un vento freddo sicuramente proveniente dal polo nord, per quanto era freddo.
Che emozione scendere le antiche scale, tra i sibili del vento che sbatteva violento sulle rocce, per raggiungere le antiche grotte dove scendevano i cavalieri normanni prima di partire per la Terra Santa o per la Sicilia invasa dai saraceni e dove pellegrini di ogni ceto sociale si sono recati per venerare un angelo che nella Bibbia è citato più volte, a partire dal profeta Daniele che ne profetizza il ruolo nel tempo finale:
Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. (Dn 12,1)
Come già nella vita di San Francesco che in suo onore faceva lunghi digiuni, la figura di San Michele è presente anche nella vita di Padre Pio, e d’altra parte non poteva che essere così in considerazione dalla radicata devozione popolare a colui che nell’ora della morte disputa fino all’ultimo per liberare il trapassato dalle grinfie del maligno.
Devozione che nasce forse anche da questo riferimento biblico della lettera di Giuda in cui l’autore della lettera attribuita a Giuda (non l’Iscariota) invitando a non usare mai parole di disprezzo nei confronti degli altri cita l’esempio delle parole di Michele nei confronti del diavolo:
L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (Gd 1,9).
Dal santuario di San Michele a San Giovanni Rotondo sono pochi chilometri che si percorrono in poco tempo.
San Giovanni è pieno di strutture alberghiere, vive di ospitalità ai pellegrini …
Ho trovato alloggio in un ottimo hotel a pochi passi dal santuario, un Hotel che rivela in se una storia in quanto fondato su indicazione di Padre Pio ad un suo figlio spirituale sacerdote che ha fondato un’opera legata e complementare al carisma di Padre Pio, i servi della sofferenza, una comunità di laici consacrati che accoglie pellegrini e familiari dei malati dell’ospedale fondato da Padre Pio, la casa del sollievo della sofferenza.
Già la sofferenza che unita a quello del Cristo ci deifica, la nostra sofferenza e il servire, alleviare, curare la sofferenza degli altri.
In fondo il Cristianesimo, il cattolicesimo è tutto qui … “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia!” diceva il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer inquadrando tutto ciò nel passaggio per l’intervallo fugace, e oltremodo illusorio, del piacere e della gioia, il messaggio di Padre Pio, incarnando radicalmente la spiritualità cristiana, da un senso al dolore, al passaggio, alla vita spiegando che questo compagno inseparabile che è la sofferenza, è in realtà un dono prezioso e importante, un tesoro da valorizzare per vincere anche la noia, la continua insoddisfazione dell’anima che si sazia solo di Dio come recita il Salmo 41(42)
Intendiamoci Padre Pio ha sofferto troppo dolore, ha vissuto una parte considerevole della Crocifissione di Gesù, ma più che a desiderare o a chiedere la croce ci insegna a … portarla bene.
Imitando l’esempio di Padre Pio leggendo i suoi scritti, le sue lettere, ascoltando le testimonianze e i racconti di chi lo ha conosciuto, visitando i suoi luoghi s’impara la lode, la preghiera orante, osannante e il servizio al corpo mistico di Cristo, alla Chiesa, a tutti coloro che soffrono.
E soprattutto si impara ad amare e servire la chiesa cosi com’è anche quando non si manifesta proprio materna … Immagino ad esempio come la sua proibizione di avere una vita pubblica, il suo non potere celebrare la Santa Messa in pubblico, il non potere confessare e dirigere le anime come lui sentiva fortemente di fare, sebbene fu solo per un periodo limitato, gli sia costato, eppure l’obbedienza fu convinta e totale.
L’obbedienza e l’amore per la Chiesa due pilastri della sua spiritualità che seppure toccava i più alti livelli della esperienza mistica, dell’esperienza di Dio, non toglieva nulla alla sua semplice umanità che quando si sforzava di apparire rude era solo per avvicinare le persone alla Misericordia di Dio.
Misericordia mai confusa con il buonismo ma sempre chiara e fedele alla verità se il peccato è l’ostacolo principale alla comunione con Dio e con i fratelli, va rimosso non va minimizzato, e uno dei suoi carismi principali, quello del discernimento degli spiriti, Padre Pio, lo usò proprio con questa intenzione, facendo il massimo del bene che poteva fare alle persone che venivano da lui, dare una luce su ciò che si era veramente di fronte a Dio, e su ciò che Dio voleva per ogni persona, …
Mi hanno colpito i particolari, come la porta principale, direi un portale, moderno sì, ma che da proprio l’impressione, attraversandolo di entrare dentro il mistero.
Se una critica si può fare al progetto è quella che esso forse avrebbe potuto tenere più conto della religiosità popolare e cercare di coniugare di più la cultura religiosa (in particolare quella del sud Italia) con il gusto artistico moderno, cosa che è riuscita decisamente meglio in altre parti del mondo, per esempio nel santuario di Torre Ciudad o a Collevalenza.
Forse con il passare degli anni questo connubio probabilmente avverrà da solo, man mano che il luogo viene posseduto e vissuto dai fedeli di Padre Pio … in fondo è la Chiesa-popolo che fa la Chiesa-tempio, quante chiese nei corsi dei secoli hanno cambiato radicalmente aspetto nel corso della storia, a partire dalla stessa chiesa di San Pietro.
Claudio Pace Blogger 4 Gennaio 2015 su Gargano Innevato
Nella pagina seguente alcune foto del santuario
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