Io Sono la morte della morte
Laudi e racconti in memoria dello TRANSITO dello Poverello di Assisi Santo Francesco
Il testo della celebrazione vissuta prima al chiostro della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Terni,
e poi nel Santuario della Chiesa di San Francesco dei salesiani di Terni proprio nell’ora del memoriale Transito…
Ringrazio Orsola Felici, per la sua totale disponibilità a prrsentare leggere e condividere con il suo Pathos, le letture proposte
Francesco Locci per le sua interpretazione delle letture del Paradiso di Dante nella sera del Transito
e i musicisti Lucia Di Veroli, violista, e Giuseppe Tirrito, organista, per la loro disponibilità e animazione musicale senza la quale
la celebrazione del transito sarebbe stata un po’ troppo spoglia…
[Seguono dopo la playlist i testi (C) preparati dal sottoscritto Claudio Pace coordinatore del gruppo Assisi Nel Vento per la sesta e la settima edizione della Festa della Mia Parola, i testi sono a disposizione per la celebrazione della Festa della Mia Parola nelle parrocchie, negli oratori, nei chiostri, di chiunque voglia rendere lode a Dio per il suo poverello Santo Francesco e il suo amore per Madonna Povertà, Madonna Chiara e la Madonna. Sono tratti dalle fonti francescane e dalla spiritualità della terziaria francescana Franca Cornado]
OFFERTA DELLA MANI A MARIA
Padre Altissimo, vogliamo essere tuoi servi e servi di Maria.
Nel giorno della memoria del Transito del nostro padre Francesco, prima di iniziare la sesta festa della Mia Parola, prima di iniziare a vivere le Laudi e racconti in memoria dello Transito del Poverello di Assisi Santo Francesco, rinnovando la nostra fede in tuo figlio Gesù del quale proclamiamo ‘Io Sono la morte della morte’ vogliamo offrirti le nostre mani.
Nelle nostre attività di oggi vogliamo compiere il tuo Divin Volere per mezzo di Maria, sede della Sapienza e per intercessione di Giovanni e Giacomo, i figli del Tuono, che è il simbolo della potenza della potenza della Tua Parola.
Benedici, dunque le nostre mani, le nostre intenzioni di bene.
Dai Tu, o Maria, inizio alle nostre laudi e noi ti seguiremo con fedeltà cercando di imitare il tuo modo di amare lo Spirito Santo, possente e operante, tuo sposo. Amen.
ETERNO SARÀ IL SUO AMORE PER NOI
Spirito Santo…
intingimi, illuminami, consigliami,
difendimi, santificami, inondami,
parlami, scrutami, elargiscimi,
perdonami, mondami, infuocami,
vivificami, accendimi, conservami,
occupami, innamorami, riempimi,
attraimi, circuiscimi, adombrami,
vincimi, avvampami, attendimi,
chiamami, informami, ispirami,
esaudiscimi, risvegliami, conducimi,
precedimi, seguimi, incoraggiami,
confermami, governami, elevami.
Rit. Eterno sarà il suo amore per noi (bis)
Parola del Signore
[Mt 6,19-34]
Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.
Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e il denaro.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non contate voi forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.
Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Cantico di Frate Sole
Altissimu, onnipotente, bon Signore
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle,
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte,
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che ‘l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a quelli che morrano ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’
et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»
PARADISO DI DANTE XI (43-117)
[Presentatore] Con una cortesia tipica del mondo religioso medievale, Dante affida l’elogio della vita di San Francesco di Assisi ad un santo domenicano, Tommaso d’Aquino, il dottore angelico, come a San Bonaventura affiderà subito dopo l’elogio di San Domenico.
In esso fin dalle prime battute, giocando sul ruolo del sole, che esce come uno lo sposo della stanza nuziale, una immagine mitologica dell’antico Egitto assorbita dalla Bibbia nel salmo 18, racconta di un matrimonio cavalleresco, tra San Francesco, che nei desiderata del padre doveva diventare cavaliere di terrasanta per acquisire la nobiltà e la gloria che i mercanti non potevano comprare con i soldi. La sposa è assai bizzarra: Madonna povertà. Il matrimonio invece è assai fecondo, genera figlie e figli a partire dalla prima triade di primi compagni di San Francesco: Bernardo, Egidio e Silvestro.
Osservando il brano con attenzione, si può notare che la figura di Madonna Povertà si può sovrapporre con quella di Madonna Chiara, e che è il loro mistico sponsale che Dante descrive nel cielo del sole, sposalizio simile a quello che ha come protagonista Beatrice e Dante. L’indizio principale è proprio nel racconto del transito dove si parla dell’anima ‘PreCLARA’ con un richiamo implicito alle stelle CLARITE et belle del cantico di frate sole che tanti ritengono sia un richiamo diretto a sorella CLARA.
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l’amò più forte.
Questa, privata del primo marito,
millecent’ anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
ella con Cristo pianse in su la croce.
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ’l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro.
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religïone.
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita.
E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
redissi al frutto de l’italica erba,
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno.
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.
DALLA LEGGENDA MAGGIORE DI SAN FRANCESCO DI SAN BONAVENTURA
FF 1197 Al tempo in cui, sul monte della Verna, se ne restava rinchiuso nella cella, uno dei suoi compagni sentivano un gran desiderio di avere da Francesco qualche scritto con le parole del Signore, firmate di sua propria mano. Aveva la convinzione che con questo mezzo avrebbe potuto eliminare o almeno, certo, sopportare con minore pena la grave tentazione da cui era tormentato: tentazione non di sensi ma di spirito. Languiva per tale desiderio e si sente interiormente angustiato; ma si lasciava vincere dalla vergogna e non osava confidare la cosa al reverendo padre. Ma quello che non disse l’uomo, lo rivelò lo Spirito. Francesco, infatti, ordinò a quel frate di portargli inchiostro e carta e vi scrisse le Lodi del Signore, firmandole con la benedizione di propria mano, e gli disse: “Prendi questo bigliettino e custodiscilo con cura fino al giorno della tua morte”. Prende, il frate, quel dono tanto desiderato e immediatamente sente svanire tutta quella tentazione. La lettera viene conservata, e, in seguito, servì a compiere cose meravigliose, una testimonianza delle virtù di Francesco.
[Presentatore] Sappiamo dalle fonti, che i frati tra di loro non si chiamavano, fratelli ma madri, per indicare che l’amore di uno verso l’altro era sublime come quello di una madre verso un figlio, cosi quando frate Leone si trova in una particolare difficoltà, per un a tentazione dello spirito, la peggiore delle tentazioni, San Francesco si rivolge a lui come una madre, e riprende un discorso che già si erano fatti camminando insieme chissà per quale località… Nessuno sa quale fosse stata la tentazione nello spirito che ebbe frate Leone, possiamo provare però a immaginarla. Si potrebbe pensare che frate Leone avesse avuto il problema classico di chi fa una scelta di stato, e che cioè il problema per frate Leone fosse quello tipico del celibato o del non celibato, leggendo attentamente le parole della lettera traspare altro, e cioè che il problema di frate Leone, forse, era quello di rimanere o non rimanere a stretto servizio di Francesco.
Quasi che frate Leone sentisse come tentazione la consolazione di aver sempre Francesco a due passi, come se l’amore per Francesco gli rendesse arida, priva di meriti la sua vita spirituale: come si possono avere prove e meriti avendo accanto una persona che ti ama così? Come si può amare il Signore e seguire la sua via santa, se si è in presenza di qualcuno che aveva già e trasmetteva odore di cielo e ti faceva sentire sempre in paradiso pur stando qui sulla terra?
Se questi sono stati i pensieri del compagno di Francesco, si comprende la risposta pacata, semplice di Francesco, come fosse una Madre, che non ha fretta di far andare via suo figlio ma nel contempo, piano, piano lo prepara. Forse perché sa bene che il suo cammino qui nella terra è quasi giunto al termine, e frate Leone dovrà fare a meno di lui ben presto e per frate Leone, che con lui viveva giorno e notte, la sua scomparsa forse sarebbe stato troppo forte da sopportare …
Leggiamo il testo della lettera, lo commentiamo brevemente e poi reciteremo insieme quelle che potevano essere le lodi che Francesco scrisse di suo pugno.
LETTERA A FRATE LEONE
FRATE LEONE,
IL TUO FRATELLO FRANCESCO TI AUGURA BENE E PACE.
COSÌ DICO A TE, MIO FIGLIO, COME UNA MADRE: CHE TUTTE LE PAROLE, CHE CI SIAMO DETTI LUNGO IL CAMMINO,
LE RIASSUMO BREVI IN QUESTA PAROLA DI CONSIGLIO, NON C’È CHE TU VENGA DA ME PER CONSIGLIARTI,
PERCHÉ TI CONSIGLIO COSÌ: IN QUALUNQUE MODO TI SEMBRA MEGLIO DI PIACERE AL SIGNORE DIO
E DI SEGUIRE LE SUE ORME E LA SUA POVERTÀ, FALLO CON LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE DIO E CON LA MIA OBBEDIENZA.
E SE TI SERVE, PERCHÉ TU NE ABBIA ALTRA CONSOLAZIONE, CHE LA TUA ANIMA RITORNI A ME, E TU LO VUOI, VIENI.
LODI PER OGNI ORA
Santo, santo, santo il Signore Dio onnipotente,
che è, che era e che verrà:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Tu sei degno, Signore Dio nostro,
di ricevere la lode,
la gloria e l’onore e la benedizione:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Degno è l’Agnello, che è stato immolato
di ricevere potenza e divinità, sapienza e fortezza
e onore e gloria e benedizione:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Benediciamo il Padre e il Figlio
con lo Spirito Santo:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Opere tutte del Signore
benedite il Signore:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Date lode al nostro Dio voi tutti suoi servi,
voi che temete Dio, piccoli e grandi:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Lodino lui, glorioso,
i cieli e la terra:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
E ogni creatura che è nel cielo
e sulla terra e sotto terra,
e il mare e le creature che sono in esso:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo:
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
e nei secoli dei secoli. Amen.
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
ONNIPOTENTE, SANTISSIMO, ALTISSIMO E SOMMO IDDIO,
OGNI BENE, SOMMO BENE, TUTTO IL BENE, CHE SOLO SEI BUONO,
FA’ CHE NOI TI RENDIAMO OGNI LODE, OGNI GLORIA, OGNI GRAZIA,
OGNI ONORE, OGNI BENEDIZIONE E TUTTI I BENI.
Fiat! Fiat! Amen.
IL PRINCIPIO FEMMINILE NELLA VITA DI SANTO FRANCESCO
[Presentatore] Francesco piccolo, povero, cieco, malaticcio, fin dall’inizio della sua vita nuova in Gesù ha il pensiero alle donne, per le quali comincia a ricostruire la chiesa di San Damiano e alle quali dedica un canto di cui purtroppo si sa solo il titolo: ‘Audite poverelle’. Era naturale che Chiara e le sue sorelle desiderassero vederlo cosa che capitò rarissimamente…
Una volta si presenta in mezzo a loro come penitente, si fa dare della cenere e vi si mette in mezzo e si mette a recitare il Miserere, il canto che Davide compose nell’andare a lui il profeta Natan, quando andò lui verso Betsabea, un invito a tenere alta la guardia, a ‘non sciupare l’amore sponsale che Dio aveva concesso loro.
[140] Poichè, per divina ispirazione, vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi, come di loro, cura e sollecitudine speciale. Io, frate Francesco piccolo, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardatevi attentamente dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per insegnamento o consiglio di alcuno.
[Presentatore] Un’altra dopo aver promesso di accontentarle, di venire un’altra volta da loro, lo fa, sì ma con il proprio corpo privo di vita, l’unica tappa della processione che i frati fanno nell’accompagnarlo da Santa Maria Degli Angeli alla chiesa di San Giorgio, attualmente inglobata nella Basilica di Santa Chiara, dove Francesco verrà sepolto prima di essere trasportato nella cripta della Basilica che per onorare lui viene costruita.
Francesco volle che anche una donna, laica, fosse presente al suo transito, e siccome i frati non volevano farla entrare in quanto era un luogo di clausura, dovette imporsi con il suo… umorismo: ‘Fate entrare Frate Jacopa!’,
Questa infatti la lettera con cui l’aveva invitato ad assistere al suo ultimo momento, lettera che contiene il suo ultimo desiderio prima di essere condannato… a vita.
[253] A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.
[254] Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita č ormai prossima.
[255] Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo. E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma.
MARIA ACCOGLIE SAN FRANCESCO IN CIELO
[Presentatore] Le fonti non possono raccontarcelo, perché quanto accade nella nuova vita di Francesco e non può essere raccontato da alcun biografo. Ma è facile immaginare che l’accoglienza dell’anima di Francesco nel suo trono nei cieli, quello che era appartenuto a lucifero prima di traviarsi, secondo una visione che ebbe frate Pacifico, fosse stata fatta proprio dalla Madre di Gesù che lui sempre pregava con parole come queste che seguono.
Santa Maria Vergine,
nel mondo tra le donne non è nata alcuna simile a te,
figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste,
madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo,
sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo
e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi,
presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro
Ave Signora Maria
[Presentatore] E ancora
Ave, Signora, santa regina santa genitrice di Dio, Maria
che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è
ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.
La preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria
Preghiamo infine la Madre di Gesù con le parole del poeta (Pd XXIII 1-39).
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,3
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.6
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.9
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.12
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.15
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.18
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.21
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,24
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.27
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,30
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.33
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.36
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
PREGHIERE FINALI
LA CANZONE DELL’IO SONO (Io Sono la morte della morte!)
Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono la luce del cosmo (Gv 8,12);
Io Sono il pane di vita (Gv 6,35.41.48.51)
Io Sono la vite vera (Gv 15,1.5);
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono la porta,
Io Sono la porta delle pecore (Gv 10,7.9)
Io Sono il pastore buono (Gv 10,11);
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono la resurrezione e la vita (Gv 11,25);
Io Sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6);
Io Sono l’alfa e l’omega (Ap 1,8)
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono il primo e l’ultimo (Ap 1,17);
Io Sono il vivente (Ap 1,17)
Io Sono Colui che è, che era, che viene (Ap 1,8);
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono l’Onnipotente (Ap 1,8);
Io Sono la radice e la generazione di David (Ap 22,16);
Io Sono la stella splendente del mattino (Ap 22,16);
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono il Fedele e il Verace (Ap 3,14);
Io Sono luce del mondo (Gv 8,12 );
Io Sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione dell’era. (Mt 28,20).
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Io Sono la morte della morte
Io Sono la morte della morte;
Io Sono l’ardente roveto (Es 3)
Io Sono Colui Che Io Sono(Es 3,14)
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
Inni Onoranti
Suoni Onoranti
Note Onoranti!
Io Sono; Io Sono. Io Sono Colui Che Io Sono
PREGHIERA A CATENA E PATER
I partecipanti si dispongono in cerchio (per quanto possibile) e vengono invitati a qualche minuto di silenzio, a far circolare lo spirito, pregando per tutte le intenzioni della la persona che si ha alla propria destra, giammai per sé.
Alla fine si recita il Padre Nostro a cui seguono le seguenti preghiere.
Preghiera alla Trinità
Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Benediciamo il Signore Iddio vivo e vero,
e rendiamo a lui la lode, la gloria,
l’onore e ogni bene per sempre.
Amen. Amen. Fiat. Fiat.
Benedizione a frate Leone
II Signore ti benedica e ti custodisca;
mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.
Rivolga il suo volto verso di te e ti dia pace.
(benedizione rituale se è presente un sacerdote o un diacono)
Ti adoriamo
Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
O ALTO E GLORIOSO IDDIO, ILLUMINA IL CORE MIO,
DAMME FEDE DIRITTA, SPERANZA CERTA, CARITÀ PERFETTA, SEGNO E COGNOSCIMENTO,
CHE IO LI SERVA LI TOI COMANDAMENTI E COMPIA SEMPRE IL TUO DIVIN VOLERE.
Testi per la Sesta Festa della Mia Parola il transito di San Francesco dal titolo “Io Sono la morte della morte” preparati l’ 8.9.22 dal sottoscritto Claudio Pace coordinatore del Gruppo di Fede, Arte e Scienza © ‘Assisi Nel Vento’ ASSISI=Amerai – Sempre – Sinceramente – Il – Signore – Iddio VENTO (Vento dello Spirito, venti nuovi nelle scienze del Creato) i testi sono a disposizione per la celebrazione della Festa della Mia Parola nelle parrocchie, negli oratori, nei chiostri, di chiunque voglia rendere lode a Dio per il suo poverello Santo Francesco e il suo amore per Madonna Povertà, Madonna Chiara e la Madonna.
Deus ti salvet Maria
Deus ti salvet, Maria,
chi ses de gratia plena.
De gratias ses sai vena
ei sa currente.
Su Deus onnipotente
cun tegus est istadu.
Pro chi t’hat preservadu
Immaculada.
Beneitta e laudada,
subra a tottu gloriosa.
Maima, fiza e isposa
de su Segnore.(* Vergine Madre)
Beneittu su fiore
e fruttu de su sinu.
Gesus, fiore divinu,
Segnore nostru.
Pregade a Fizu ostru,
pro nois peccadores
chi tottu sos errores
nos perdonet.
Ei sa gratia nos donet
in vida e in sa morte.
Ei sa diciosa sorte
in Paradisu.
L’Amore è il sentimento
che scalda il cuore di chi legge
ed è sempre presente
costante
Senza Amore non v’è movimento
non v’è storia ne passione
l’amore sempre sarà
con l’uomo
Deus ti salvet Maria traduzione
[Che Dio ti esalti Maria,
che di grazia sei piena
e di grazie sei Suo Fiume
e Sua Corrente.
Lo Dio onnipotente,
con te è sempre stato;
perciò ti ha preservato
Immacolata.
Benedetta e laudata,
sopra a tutti gloriosa:
Madre, Figlia e Sposa
dello Suo Signore.
Benedetto il Suo Fiore
e frutto del suo seno:
Iesus fiore divino,
Signore nostro.
Pregate il Figlio vostro
per noi peccatori;
perché tutti gli errori
(Egli a) noi perdoni.
La sua Grazia ci doni,
nella vita e nella morte;
e la deliziosa sorte
in Paradiso. ]
[Aggiunta da un frase
liberamente traslitterata
della filosofa ungherese
Ágnes Heller
presa dal libro “Il demone dell’amore
“ di Francesco Comina
e Genny Losurdo
(Gabrielli editori 2019, pp. 144)]