Macroregioni Italiane Fuoco di Paglia o nuovi scenari per Terni?
Macroregioni Italiane
Nello scorso dicembre, Roberto Morassut e Raffaele Ranucci, due parlamentari del partito democratico hanno presentato all’opinione pubblica un disegno di legge volto a semplificare il quadro amministrativo nazionale, quello delle regioni portandole da venti a dodici, eliminando con un colpo solo ben otto regioni, tra le quali la valle d’Aosta e le due province di Trento e Bolzano e di fatto il Lazio, fatta salvo la provincia di Roma che diventerebbe una regione a se stante …
È passato quasi un anno e di quel disegno di legge non si è parlato più, ma questo non significa che non sarà ripreso, e che possa succedere quello che è accaduto per le province che dopo vari tentativi sono state svuotate prima del loro contenuto politico e poi piano piano delle loro mansioni che sono state assorbite dai comuni o dalle regioni non in modo del tutto indolore.
Forse per esorcizzare il cambiamento o forse perché si ritiene ininfluente esprimersi, dell’argomento si discute poco e invece proprio per una realtà come la nostra ternana e più in generale per quella umbra la decisione potrebbe avere una sua importanza anche in considerazione del servizio sanitario che delle competenze e delle spese regionali è di gran lunga la voce più importante. Segue la questione trasporti per esempio di quel famoso collegamento con il porto di Civitavecchia di cui si parla sempre ma che non si realizza mai … Ma non solo navi, treni e auto, se il traffico da Ciampino fosse stato spostato a Viterbo, come si paventò per un breve periodo, Terni ci avrebbe certamente gudagnato.
Nella proposta DEM, Terni insieme con Viterbo e l’Umbria andrebbe a finire nel ‘Granducato di Toscana’ e questo in alternativa all’idea invece di far assorbire l’intera Umbria nelle Marche o cosa di cui non si discute proprio di unire la realtà ternana con quella romana.
Molti sono contrari a questa terza ipotesi, perché pensano che il territorio ternano nel contesto romano sarebbe maggiormente emarginato che in un contesto fiorentino ma è proprio così?
E se lo è perché?
Come mai Terni conta cosi poco e se ne parla nei contesti nazionali solo quando si parla di acciaieria e in termini conflittuali?
Come accadde un anno fa, dopo il 22 ottobre del 2014, festa liturgica di San Giovanni Paolo Secondo che fu ricordato proprio in viale Brin, subito dopo l’annuncio dei sindacati di uno sciopero che nessuno avrebbe mai immaginato sarebbe durato così a lungo.
Una evidenza oggettiva è data dal non essere stati proprio presi in considerazione, almeno fino ad adesso, come territorio idoneo ad ospitare quanto meno la parte fluviale degli eventuali giochi olimpici di Roma 2024 come è oggettivo il fatto che la USL 2 da qualche anno a questa parte abbia sede a Foligno e non a Terni, cosa sacrosanta se fosse stata una unica ASL per l’intera Umbria, che pur non raggiunge il milione di abitanti ma figuriamoci se Perugia si fosse fatta scippare una sede di Asl in silenzio come è successo a Terni.
Forse sarebbe ora che una città come Terni politicamente non asincrona con il governo nazionale, che ha lo stesso colore politico cioè del colore politico nazionale, cominciasse quanto a meno a dibattere internamente su quale sarebbe il suo migliore futuro nel caso di cambiamenti di scenari venendo fuori le MacroRegioni Italiane, e poi si impegnasse compatta per cercare di non essere emarginata qualunque sia il nuovo contesto che verrà fuori nel futuro ormai prossimo.
Claudio Pace Blogger Terni 22 Ottobre 2015 su Macroregioni Italiane
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