Mia Madre un film sulla vita, il lavoro, la morte e l’ … anima
Mia Madre
Ebbene sì, ieri sera ho visto il film di Nanni Moretti e Margherita Buy, Mia Madre, un film semplice che racconta gli ultimi giorni di vita di una insegnante di lettere, dei suoi figli, della nipote, di come si spegne la vita di una brava persona, onesta, seria e impegnata a trasmettere ai suoi ragazzi, insieme al suo sapere, il suo amore per la vita.
Un film italiano doc, insieme e prima degli spaghetti gli italiani sono noti per il loro amore per la mamma.
La protagonista del film Margherita è una regista, nevrotica ed egocentrica, madre distratta, egoista come amante, scontata come moglie, autoritaria e aggressiva nei confronti delle persone che le stanno accanto.
Margherita, mentre muore la mamma, sta girando delle scene di un film ‘impegnato’, che racconta quello che ormai si vive da ogni parte d’Italia, il dramma del lavoro, le occupazioni, le aziende vendute, la gente costretta ad abbandonare il proprio posto di lavoro.
E questo proprio a Roma, nelle strade di Roma, ivi compresa via Molise, la sede del Mise, il ministero più impegnato con i suoi famosi ‘tavoli’ nelle troppe numerose vertenze che da ogni parte della penisola e delle isole vanno a finire a Roma dove non c’è più un Iri che possa riconvertirla ma dei funzionari e il ministro stesso che supportano trattative , gestiscono incentivi, cercando soluzioni spesso impossibili.
Tutto ciò in un contesto di dopo legge Fornero, dove si è esclusa la possibilità di mandare in pensione la gente che era il modo più tradizionale e classico di chiudere le vertenze più importanti, e di Jobs Act, in cui in nome di una principio di flessibilità totale è definitivamente morto il cosiddetto posto fisso.
Il contratto a tempo indeterminato per le nuove generazioni è solo un modo di dire, e la precarietà delle famiglie e delle relazioni familiari diventa un fatto scontato che mette ormai in discussione il matrimonio, che pur sacramento religioso, è ormai considerato da molti una costosa cerimonia priva di benefici pratici e pericolosa per le conseguenze prossime, soprattutto per il maschio, come quella di dovere pagare oltre le spese dell’unico figlio, unico retaggio di una storia più di innamoramento che di amore anche il mutuo di casa per l’ex moglie e il suo nuovo convivente.
Per fortuna che non tutti i matrimoni sono così, che ci sono storie di santi come quelle di Chiara Corbella Petrillo e di tante coppie che, nonostante tutto, continuano a credere nel matrimonio e a viverlo.
Quello di raccontare le problematiche del lavoro di oggi, dei licenziamenti, delle vertenze, era certamente uno degli obbiettivi di Nanni Moretti, famoso per la sua storica frase a D’Alema ‘dica qualcosa di Sinistra’ e che nel raccontare queste storie dimostra di essere abbastanza aggiornato.
In una scena clou di questo film sul lavoro, quella del nuovo imprenditore americano, tagliatore di teste, che viene accolto male mentre prova ad andare a mangiare alla mensa con i suoi operai, un cartello appeso nella stessa sala dagli operai si lamenta dell’assurdità di chiudere un aziende che produce degli utili.
Chissà se Moretti ha letto qualcosa della Basell di Terni, che ha chiuso nonostante gli utili, perché la multinazionale ha preferito concentrare a Ferrara la sua produzione.
Chi non ha accettato lo sradicamento da Terni a Ferrara, ed ha preferito rimanere accanto alla propria ‘mia madre’, sperando in qualche ipotetica soluzione, adesso si trova con niente in mano … e questo nonostante gli utili che contribuiva a produrre con il suo lavoro.
Mia Madre è un film da andare a vedere, anche perché non privo di qualche scena comica che alleggerisce il peso degli argomenti trattati, un film che forse dice qualcosa di sinistra, in un mondo in cui il concetto di sinistra è forse definitivamente tramontato e in cui la competizione non è più tra destra e sinistra, ma tra ragioni del mercato e ragioni dell’uomo, tra una cultura di valori che non deve finire con la morte di ‘mia madre’, di questa insegnante malata che nell’aiutare a tradurre una frase alla giovane nipote suggerisce significativamente : <<forse è meglio tradurre anima>>.
Claudio Pace Terni 22 04 2015 Blogger su Mia Madre
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