Omelia circestense: le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne
Omelia circestense. Domenica scorsa su twitter ho trovato un hastag molto stimolante: #VorrreiAndareA. Per chi, al contrario dello scrivente, non vive il mondo di twitter la parola hastag significa semplicemente: Parola chiave preceduta dal simbolo del cancelletto. Se l’hastag, la parola chiave, è molto ripetuta nei diversi brevi messaggi pubblicati su twitter, diventa un trend, una tendenza su cui tanti scrivono e leggono. I primi dieci trend sono elencati nella pagina di Twitter e proprio per questo motivo, sono molto cliccati. Volendo andare a Messa, e in un posto molto bello e speciale, la Certosa di Pavia, mi è venuto spontaneo lanciare questo cinguettio: Questa mattina #VoglioAndareA Messa alla Certosa di Pavia https://www.facebook.com/media/set/?set=a.574933909231764.1073741871.140172669374559&type=3 … dove mi ricorderò di tutti voi. 🙂 Buona Domenica Agostana
La Messa Festiva della domenica mattina alla Certosa non è celebrata nel tempio principale, ma in una cappella normalmente chiusa ai visitatori ma non per questo non piena di quadri e dipinti di grande bellezza. Non era possibile scattare foto e non era decisamente il momento giusto per farlo, ma la cappella è incantevole. Tutto era bello ma non sfarzoso, … La dolcezza del viso della Madonna di una delicatissima Annunciazione, il Cristo che si lascia spogliare delle vesti o insultare e mettere la corona di spine sul capo e tante altre immagini, che non distraevano ma preparavano all’atmosfera di preghiera giusta per celebrare la santa Eucarestia e ascoltare le parole dell’omelia circestense. Le opere d’arte, infatti, testimoniano la fede di chi non esitava a spendere le ricchezze ingiuste per far onore a Dio, come l’anonima donna del vangelo di Luca, che suscitando le critiche dei benpensanti presenti, rompe un vaso di olio profumato per onorare il corpo di Gesù prima del suo olocausto. Ma al di là dell’arte e della suggestione del posto, sono state le parole di commento alla liturgia domenicale del sacerdote (omelia circestense) che mi hanno colpito molto, a partire dall’ approfondimento del carisma profetico di Geremia e dei profeti in generale che nell’annunciare la Parola di Dio spesso si trovano in situazioni di grande sofferenza … Nell’episodio specifico, solo uno straniero ha il coraggio di intercedere per il profeta ingiustamente buttato a marcire nel pozzo. Non so se sull’argomento della pace che Cristo non è venuto a portare sulla terra o se sull’invito dell’autore di Ebrei a tenere fisso lo sguardo su Gesù, ma ad un certo punto nell’omelia circestense è venuta fuori questa interessantissima citazione di Sant’Ambrogio (Commento al salmo 118): “Chi cerca Cristo cerchi di vederlo non con gli occhi dell’uomo esteriore, ma con lo sguardo interiore. L’eterno non si scorge in parvenze corporee, giacché le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.” Non so perché ma il pensiero delle cose invisibili non mi è andato subito alle cose celesti, le realtà spirituali, il mondo degli angeli, ma a quello degli atomi, dell’infinitamente piccolo che comunque sia è invisibile ai nostri occhi, talmente invisibile che, per vederlo, dobbiamo creare dei modelli e talvolta delle entità come il famoso bosone di Higgs o particella di Dio (se non particella-Dio come spinozianamente si potrebbe insinuare) su cui si discute nonostante ci sia chi affermi che con gli esperimenti recenti se ne dimostra l’esistenza. Ma la materia, gli atomi stessi sono immortali, sono eterni? Sono loro stessi Dio o parti di Dio? Credo che le parole del compianto Enrico Medi, smontino definitivamente questa tesi:
Per arrivare all’esistenza di Dio non sono necessari i miliardi di stelle che popolano gli abissi del cielo, non è necessaria la perfezione del volo di una rondine, o la complessità di funzionamento delle cellule di un cervello umano. Basterebbe la presenza di un unico protone al quale si pone la domanda: “Tu esisti, quindi o tu hai l’essere o tu sei l’essere. Se hai l’essere devo risalire a qualcuno che questo essere ti ha dato, e questo qualcuno subirà la stessa domanda fino a che non arrivo a Colui che è l’Essere”. Se il protone fosse l’Essere avrebbe in sé l’assoluta pienezza e l’essenza dell’Essere totale, non potrebbe esistere alcun altro protone uguale a lui; in lui sarebbe ogni intelligenza, potenza, sapienza fuori dello spazio e del tempo: ma questo non è. QUINDI DIO C’È.’
Forse la mia è stata solo una distrazione o forse una risonanza all’Omelia circestense. D’altra parte se Francesco di Assisi fosse nato di questi tempi e avesse composto il suo, probabilmente avrebbe inserito nuclei, protoni, neutroni ed elettroni sulle cose per cui lodare Dio. Il Dio dei Cristiani, è trascendente ma non estraneo alla materia creata che è chiamata da Dio a percorrere un cammino, esattamente come l’uomo deve percorrerlo:
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. (Rm 8,19-23)
Un cammino che forse non riusciamo a vedere bene, perché troppo legati al punto di osservazione spaziotemporale in cui ci troviamo. Se potessimo però un attimo liberarci, almeno con la mente, dalle coordinate spazio temporali, dove ci troviamo, e metterci in un punto di osservazione divino o comunque diverso da quello che percorriamo nella nostra normale vita, seguendo i ragionamenti di un figlio spirituale di Ambrogio, Sant’Agostino che giustamente considera il tempo creatura non al di sopra del creatore, forse tutto ciò che accade nelle infinite coordinate spazio temporali di tutti i luoghi e di tutti i tempi, le cose visibili sarebbero solo di un momento solo per chi li vede adesso, ma rimangono per sempre in qualche modo se non vogliamo sminuire l’eternità di Dio che vede tutto come un eterno presente, essendo eterno di categoria superire all’eternità creata. Viene da chiedersi se Dio concede misticamente a qualcuno ciò che è teoricamente possibile, andare in direzione spazio temporalmente opposta alla normale successione passato-presente-futuro, e se l’uomo, con la sua sola scienza, possa un giorno fare quello che oggi si vede solo nei nei film di fantascienza. Cosi ragionando dunque, immaginando cristallizzato ogni spazio-momento per la creazione e per ogni singola sua porzione di tutti i tempi e gli spazi, sarebbe parzialmente contraddetto il postulato ambrogino! Anche le cose visibili sono eterne, per tutte c’è un destino eterno non solo per l’uomo. Certo il padre circestense che ha fatto la sua omelia circestense forse non immaginava dove la sua omelia circestense avrebbe condotto i miei pensieri ammetto un po’ metafisici. 🙂 Claudio Pace Pavia 20 Agosto 2013 Blogger