tanto simile a quella che si proverà prima di morire per raggiungere la propria trascendenza
o che sentiamo quando le persone che amiamo e che abbiamo amato non sono più in mezzo a noi.
Il Testo con la correzione vissana
«Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quïete Io nel pensier mi fingo, ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Infinità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare.»
E se non vi sentite di leggerla e rileggerla in silenzio può essere utile
usare questa musica di Roberto Lupi “Armonie del pianeta Saturno”
che la Rai di una volta usava per chiudere le sue trasmissioni.
Lo stormire del vento
Piaccia o meno, ma lo stormire del vento porta dritto dritto nel cuore del Vangelo
che Leopardi certamente conosceva bene essendo vissuto in una famiglia ‘cattolica’,
a quel colloquio tra il Rabbi Nicodemo e il Rabbi misterioso che viene dalla Galilea
e che compie segni che nessun altro Rabbi che non sia il Messia atteso da Israele poteva compiere:
“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”(Gv 3,8).
E il naufragar mi è dolce in questo mare
Sarà un caso ma sempre nello stesso Vangelo di Giovanni qualche pagina dopo il colloquio sul vento
si leggono queste parole (Gv 6,15-20) cosi intrise di solitudine, angoscia, paura, ma …
[15] Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
[16] Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
[17] e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
[18] Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
[19] Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
[20] Ma egli disse loro: “Io Sono, non temete”.
Forse è proprio il presentimento della manifestazione dell’Io_Sono nel mare agitato dal forte vento, che rende piacevole il naufragio!