Radici Cristiane Benedettine anche per la qualità nel lavoro
Radici Cristiane Benedettine
Era il 27 Aprile del 2005, quando alla prima udienza generale del successore di Papa Giovanni Paolo Secondo, adesso San Giovanni Paolo Secondo, volle spiegare il perché della scelta del nome Benedetto mentre era plausibile aspettarsi ancora il nome di Giovanni Paolo, queste le sue parole:
Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande “Patriarca del monachesimo occidentale”, san Benedetto da Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. La progressiva espansione dell’Ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il Continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.
Di questo Padre del Monachesimo occidentale conosciamo la raccomandazione lasciata ai monaci nella sua Regola: “Nulla assolutamente antepongano a Cristo” (Regola 72,11; cfr 4,21). All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a san Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!
Ritorna con affetto il mio pensiero al venerato predecessore Giovanni Paolo II , al quale siamo debitori di una straordinaria eredità spirituale. […]
La profeticità di queste parole, di questo Papa, oggi emerito, ma non per questo meno presente con i suoi insegnamenti e le sue riflessioni nella vita spirituale della chiesa di oggi, la si constata tutti i giorni quando si vede l’Europa con il suo euro, tanto lontana dalla vita e dai valori delle persone parlare solo di economia e di finanza, di rigore e di crescita sempre auspicata e mai realizzata, perché la crescita non può mai provenire dalla burocrazia ma dai valori dalle persone che credono in certi obbiettivi e li raggiungono, e i valori l’Europa può trovarli solo nelle sue radici cristiane che invece rinnega girando a vuoto …
L’Europa che rinnega le proprie radici, è un Europa stanca, come ha ricordato Papa Francesco visitando la comunità di Sant’Egidio:
[…] E oggi la crisi è tanto grande che si scartano i giovani: quando pensiamo a questi 75 milioni di giovani dai 25 anni in giù, che sono “né-né”: né lavoro, né studio. Sono senza. Succede oggi, in questa Europa stanca, come ha detto lei. In questa Europa che si è stancata; non è invecchiata, no, è stanca. Non sa cosa fare. Un mio amico mi faceva una domanda, tempo fa: perché io non parlo dell’Europa. Io gli ho fatto una trappola, gli ho detto: “Lei ha sentito quando ho parlato dell’Asia?”, e si è accorto che era una trappola! Oggi parlo dell’Europa. L’Europa è stanca. Dobbiamo aiutarla a ringiovanire, a trovare le sue radici. E’ vero: ha rinnegato le sue radici. E’ vero. Ma dobbiamo aiutarla a ritrovarle. […]
In questo senso, la simpatica iniziativa di Sergio Bini, di proporre un incontro sui temi della cultura benedettina, in un paese del reatino, Orvinio, non famoso come gli altri luoghi sacri della cultura benedettina (Norcia, Subiaco, Cassino, …) ma che è fortemente legato a queste tradizioni benedettine rappresenta un momento molto importante e una proposta concreta per uscire veramente dalla crisi e aiutare a ritrovare le radici perdute.
Ritrovare le radici perdute per uscire dalla Crisi, riscoprire i nostri valori, le nostre radici cristiane che hanno tanto da dire al mondo del lavoro, non solo per avere già espresso i concetti ‘tecnici’ della qualità che gli studiosi della qualità applicano in vari campi, che oggi si chiamino con parole giapponese come jidoka o con altri termini, ma per mettere al centro l’uomo come creatura di Dio prima che come cliente, come consumatore, come forza lavoro o come qualsiasi altro termine che non lo qualifiche come al centro di un processo che non sia quello di custodire un creato che ha ricevuto in dono e deve conservare e mantenerenelle migliori condizioni possibili per le generazioni che verranno.
Per farlo, basta rileggere la regola di San Benedetto, riflettere per esempio sul modo come i monaci trattavano gl arnesi e gli oggetti del monastero (Cap. XXXII della regola) o come consideravano la proprietà un vizio (Cap. XXXIII senza sospetto di essere comunisti visto che il comunismo allora non esisteva 😉 ) e come si riteneva necessario distribuire a ciascuno il necessario secondo il bisogno (Cap. XXXIV).
Claudio Pace Terni 11 Luglio 2014 sulle radici cristiane benedettine nella Festa di San Benedetto da Norcia
Riporto in fondo l’interessante contributo di Sergio Bini la cui lettura creda invogli molto ad una lettura e ad una riscoperta della regola di San Benedetto
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