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La santità nella vita familiare
La vita di famiglia fu il contesto in cui Santa Rita visse la sua giovinezza, questo fu il volere di Dio per lei: essere sposa e madre, senza nemmeno probabilmente poter scegliere l’uomo da amare, in quanto scelto dalle famiglie come era consuetudine e tradizione nella sua epoca.
Una certa concezione del matrimonio quasi fosse un rimedio alla concupiscenza della carne, un sacramento sì, ma quasi di “serie b”, fortemente influenzata dal pensiero platonico, che considera la carne come ostacolo alla vita dell’anima immortale, hanno fatto trascurare quest’aspetto sponsale della vita di Rita, relegando la figura del marito Paolo Mancini, a quella di un marito rozzo, addolcito solo grazie alla virtù della moglie, e morto, per sua colpa di morte violenta. Un episodio di violenza come tanti che accadono spesso e non solo in quel periodo storico. Dell’amore di Rita per Paolo e di Paolo per Rita, nulla si sa, si può solo intuire, dedurre, … dalla grandezza di chi amò Paolo. Questo il passo, tratto dalla prima lettera ai Corinti (7,32-40) in cui si proclama la superiorità del single rispetto allo sposato che ha influenzato un’epoca storica:
Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni. Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell’età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio. La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio.
Il passo, una novità per la cultura greca e per la cultura ebraica da cui Paolo proveniva, che al massimo prevedeva il nazireato, un voto di castità per un periodo di tempo limitato, nelle prime comunità cristiane come nel medioevo, venne applicato anche al femminile, generando una fioritura di ordini religiosi e conventi in cui le donne potevano vivere consacrandosi interamente, corpo e anima, al Signore-Sposo.