Armonizzare l'atmosfera

Stile democristiano e il cuore nella borsa dei siciliani

Stile democristiano e il cuore nella borsa dei siciliani

Stile democristiano

Stile democristiano è quello che hanno rilevato i media nazionali nel nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , e che Crozza nella sua prima imitazione ha subito colto rilevando che a ventidue anni dalla fine della Democrazia Cristiana, questa formazione politica, morta come partito rimane viva in uomini come Mattarella, Alfano e lo stesso Renzi che mosse i suoi primi passi politici sotto le ali di Ciriaco De Mita. Renzi nell’elezione del dodicesimo (o tredicesimo se si considera il doppio mandato di Napolitano) ha usato un metodo da buon democristiano, trovando un minimo comune denominatore (l’antiberlusconismo) che compattasse (stile Aldo Moro), non solo il suo partito ma la sinistra e il centro, costringendo la destra moderata e quella Berlusconiana ad incassare il colpo e gli antipolitici ad abbassare un po’ la cresta …

[youtube]http://youtu.be/pSb_ERkLOx0[/youtube]

Stile democristiano
Stile democristiano. Le tendenze più usate su twitter sono state #Giuramento #DiscorsoDelPresidente #MattarellaPresidente #BenvenutoPresidente e dagli oppositori #MattarellaNonèIlMioPresidente

Qualcuno ha paragonato lo stile democristiano, in particolare la sobrietà di Mattarella con quella di Monti, per via dell’abito grigio per esempio, ma la storia e la preparazione politica di Mattarella con quella di Monti non hanno nulla in comune.

Qualunque cosa sia stata detta, da autorevoli esponenti politici come Bianco e da altri, Monti non è un democristiano sebbene dai governi democristiani qualche incarico tecnico ebbe.  Mattarella che fu deputato in parlamento per essere stato eletto nelle liste della DC, invece sì. Monti un tecnico ( e bocconiano), Mattarella un politico. Monti poi è stata la dimostrazione pratica che i tecnici devono fare i tecnici e non i politici e delle mosse di re Giorgio, quella di nominarlo senatore a vita e capo del governo, probabilmente è stata quella più infelice.

Sergio Mattarella è anche il fratello del presidente della Regione Siciliana, democristiano anch’esso, vittima della Mafia e che la Mafia combatté con l’arma più temuta dai mafiosi, la sua buona politica e la sua coerenza con i valori cristiani.

L’antipolitica, il populismo appagano la rabbia della gente, ma non risolvono nessun problema anzi li aggravano perché pressano chi governa a preoccuparsi più del consenso immediato che della soluzione dei problemi, soluzioni che spesso non sono immediate e tal volta antipopolari.

Ma cosa è lo stile democristiano, lo spirito democristiano, quello spirito che ha portato l’Italia da una nazione sconfitta, distrutta e umiliata della seconda guerra mondiale, all’essere tra le prime cinque potenze economiche del mondo?

Spirito o stile democristiano che, Mattarella presidente docet, è sopravvissuto alla morte della Democrazia Cristiana avvenuta all’epoca di Tangentopoli (1992-1994). Morte che avvenne insieme agli altri quattro partiti del pentapartito e che portò all’avvento della seconda repubblica in cui al posto dei partiti rappresentanti legittimi delle parti (dei cattolici, dei comunisti, dei socialisti, …) sono venuti fuori i leader o forse un solo leader, Silvio Berlusconi, (almeno fino a Renzi) e tanti anti-leader.

Lo stile democristiano si basa su alcuni principi fondamentali, il radicamento ai valori occidentali (l’Alleanza Atlantica di cui si parlava tanto nella prima repubblica), la condanna netta del comunismo (senza rinunciare mai però al dialogo con i comunisti sullo stile di papa Giovanni XXIII ben incarnato oggi da papa Francesco), il realismo politico (nella prima repubblica la dipendenza dagli Usa, oggi dall’Europa e da Obama), l’attenzione ai problemi sociali e del lavoro nella visione della dottrina sociale della Chiesa, in poche parole la concezione della politica non come l’arte del compromesso ma come equilibrio, concetto che fu  ben sintetizzato da Papa Benedetto XVI con queste parole:“la politica è anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi” (dal discorso di Papa Bendetto XVI all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, 21 maggio 2010, Benedetto XVI).

La timida apertura di Grillo e la non scomposta reazione negativa all’elezione di personaggi come Salvini e soprattutto come Silvio Berlusconi, preoccupato di sopravvivere, politicamente parlando, cosa che fino ad adesso gli sta riuscendo benissimo, sono un segnale di come anche tra i politici professionisti si sente il desiderio di tornare alla politica vera, quella che bene o male si faceva fino al 1992 in Italia e che altre classi (o caste come si usa dire oggi), come quella dei bancari, dei magistrati, dei funzionari statali e regionali, etc … hanno cominciato a capire che se non si da alla politica il suo giusto peso, dalla crisi non si esce nemmeno con una congiuntura internazionale diversa come quella che potrebbe venire fuori con l’Euro ‘debole’ e il basso costo del petrolio.

Mattarella non può risolvere tutti i problemi, lo ha fatto capire chiaramente vuole fare l’arbitro non il monarca tappabuchi della mancanza di politica come tal volta ha fatto il suo predecessore, e pur sfruttando il grecale ( il vento politico che proviene dalla Grecia) non può far cicatrizzare facilmente le ferite profonde che alcune scelte fatte post prima repubblica sono state fatte.

Scelte scellerate come la privatizzazione della Banca d’Italia (ad opera del candidato berlusconiano Amato), le grandi privatizzazioni degli anni novanta (Prodi), la perdita della sovranità monetaria con l’avvento dell’Euro con un cambio assai sfavorevole (Ciampi) e soprattutto senza che alla moneta unica europea corrispondesse un governo unico e politico dell’Europa, cosa che ha permesso alle potenze e le lobby più forti dell’Europa di fare e disfare a piacimento politiche che hanno favorito i forti e penalizzato i deboli, come la Grecia, l’Italia e la stessa Francia ma che adesso stanno mettendo in crisi non solo le nazioni più deboli, ma l’Euro, e con l’Euro, l’Europa e con l’Europa la Pace. Forse vale la pena ricordare che è proprio dall’Europa che sono partiti i focolai di guerra che nel secolo scorso hanno infuocato tutto il mondo.

Questi problemi li devono risolvere i politici!

Da parte mia, dunque un sincero ben tornato allo stile democristiano, un benvenuto al presidente Mattarella, un augurio di poter dare, con il suo stile democristiano, un contributo decisivo ad uscire dalla crisi, a far si che i politici affrontino le cause dei problemi senza scambiare causa con effetto come spesso si fa.

E come cattolico invece, le mie piccole e povere preghiere per il neo presidente, perché il suo servizio all’Italia sia veramente una dimostrazione pratica dell’equilibrio tra gli ideali e gli interessi legittimi delle varie parti politiche.

Come siciliano infine, esprimo un pizzico di orgoglio di vedere un conterraneo occupare la più alta carica dello stato perché nonostante quello che dice Silvio Berlusconi nella sua famosa barzelletta sui siciliani, nella borsa di Mattarella come in quella di  molti siciliani (non solo in Falcone e Borsellino) i controllori al posto della calcolatrice troverebbero non una lupara ma un cuore, perché solo ragionando con il cuore, calcolando con il cuore siciliani come PierSanti Mattarella, Rocco Chinnici, Pio LaTorre, Paolo Giaccone, Don Pino Puglisi, Libero Grasso e innumerevoli altri, di cui si comincia purtroppo a dimenticare il nome e le gesta, hanno dato la loro vita convinti che essa valeva meno degli ideali ricordati nel memorabile primo discorso del presidente, specie nel passo in cui citando Papa Francesco ha ricordato l’importanza della lotta alla Mafia e alla Corruzione.

Claudio Pace Terni 5 Febbraio 2015 su Stile Democristiano

[youtube]http://youtu.be/4EXFjpOfMuA[/youtube]

stile democristiano


Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.