Xenofobia extraeuropea per l’Ast di Terni, l’Europa mormorò non passi lo straniero.
Xenofobia extraeuropea. Il no di Tajani alla vendita dell’Ast ad una società extra europea ribadito dal segretario De Vincenti che alla conclusione della locale festa democratica ha affermato alla Camusso, la sintonia del governo italiano con questa, quanto meno, discutibile posizione europea, ha acceso nella mia memoria quei valori xenofobi, del patriottismo italiano nei confronti del nemico straniero che adesso quasi si intravedono, non nella popolazione ma nel gotha dei politici italiani ed europei che senza ben farsi capire dalla gente di Terni esprimono tra le righe una sorta di xenofobia extraeuropea. Una Xenofobia extraeuropea che però, a ragione o a torto, non è popolarmente condivisa in quanto l’Europa sta diventando sempre più un corpo senza anima, sempre più estranea alla quotidianità dei problemi che ci affliggono. Se dici Europa pensi alle fregature prese con la Merkel, al cambio sfavorevole che fu introdotto verso l’Euro e che portò a considerare l’euro alla stregua delle mille lire quando in realtà ce ne volevano duemila per comprarne uno. E certo la xenofobia europea non può che alimentarsi quando le tasse vengono richieste e ribadite dall’Europa. Una rigidità verso l’Italia che non convince molto se è vero che a noi viene richiesto di non sforare il tre percento del rapporto debito pil, quando ai nostri vicini viene concesso il cinque se non il dieci per cento oppure quando la lingua italiana viene esclusa dalle lingue ufficiali della brevettazione europea creando al nostro mercato una ulteriore penalizzazione nei confronti dei mercati inglesi e franco-tedeschi. Siamo noi italiani figli di un dio minore? Per quale motivo dovremmo sentirci europei se l’Europa pensa solo ai fatti suoi e quando si pensa all’Europa si pensa appunto al nord dell’Europa …. Nord che ha voluto addirittura premiare l’Europa con un nobel per la pace, nell’assoluta indifferenza degli europei che per questo premio francamente non si sono per niente esaltati. Tutto questo mentre pervengono notizie sempre più dettagliate di come fu usato lo spread nel 2011 nei confronti di un governo, se non a tutti simpatico, ma quanto meno legittimo e coerente con il voto degli elettori.
Nel caso specifico dell’Ast di Terni, i lavoratori hanno dapprima assistito impotenti allo stop dell’antitrust di Almunia, al piano finlandese sull’Ast di Terni, il cosiddetto piano “Terni Tornio”, dal nome della città finlandese, a due passi dal polo, dove ha sede la proprietaria Outokumpu. Il piano prevedeva per Terni solo la produzione del ferritico, una forte limitazione, per non dire ‘ulteriore declassamento’, ma che nei volumi e nelle quantità previste avrebbe garantito sicuramente qualcosa di buono, almeno per quello che concerne la saturazione degli impianti e il mantenimento delle aree del freddo e del caldo. Poi è iniziato un lungo periodo di transizione, non ancora finito, gestito da Almunia, commissario europeo dell’anitrust, il quale per ovvie ragioni di riservatezza, non lascia trapelare nulla sul futuro dell’Ast nonostante le richieste di tutti gli interlocutori sindacali e politici italiani, ivi compreso lo stesso premier Letta. Almunia tace, ma a quanto pare esiste un veto ufficioso alla presenza straniera nella nuova proprietà dell’Ast, veto del quale i vari visitatori e potenziali acquirenti extra europei o ne ignorano l’esistenza o pensano che di fronte alla forza della offerta e del mercato, questo veto possa essere travolto. Ma quali sono gli scenari in un caso o in un altro? Questa xenofobia extraeuropea non è condivisa nemmeno dalla gente di Terni anzi è guardata con molta diffidenza, se si deve essere xenofobi, si hanno più ragioni per avere una xenofobia europea che non una xenofobia extraeuropea anche perché si teme che dietro questa xenofobia extraeuropea si nasconda qualche ulteriore fregatura europea. Una fregatura data dal fatto che in tempi di sovvracapacità europea nella produzione dell’acciaio per il gotha europeo ci sarebbero molti più problemi ad imporre sacrifici produttivi ad una società che non fosse europea e che, avendo la liquidità necessaria, vorrebbe maggiormente operare in un quadro di libero mercato. Attenzione però nessuno sa chi ha ragione e chi ha torto, e quale xenofobia è meglio dell’altra. Ma le carte ormai si stanno scoprendo, Almunia credo ormai che non abbia più nulla da nascondere, il governo italiano però si preoccupi di avere più sintonia con i lavoratori italiani mostrando la grinta necessaria per difendere con i denti, non solo l’occupazione ma le prospettive future dell’occupazione, cosa, quest’ultima, che negli ultimi venti anni a Terni non è stata fatta se magnetico, titanio ed altro sono per Terni solo il ricordo di produzioni che si facevano e che non si fanno più e che per come sono avvenuti i fatti alimentano non la xenofobia extraeuropea ma quella europea!
Claudio Pace Terni 17 Settembre 2013 Blogger
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